domenica 20 ottobre 2013

la conta



A.F., una delle migliori ricercatrici del suo settore in Italia, tre anni fa se n'è andata in Gran Bretagna, con posizione fissa come docente. Presso la sua Università, era stata dieci anni ad aspettare che facessero un concorso per associati.
Anche E.D., carissima amica, ha fatto il dottorato Oltremanica e ci è rimasta: ora, a trent'anni, è lecturer, con serie possibilità di aver il posto a tempo determinato. In Italia, avrebbe dovuto insegnare a contratto, sfruttata e sottopagata.
F.F., che conoscevo di vista, ha preso il volo anche lui, non so per che lidi.
S.M. ha fatto il dottorato a Lione, poi il suo professore si è trasferito a Basilea e se l'è portata dietro. Non mi risulta abbia intenzione di tornare.
F.E., mio compagno di banco al liceo, è da anni a Montreal, facoltà di Ingegneria, e da poco ha avuto un incarico come professore.
A.C., mia collega di dottorato, è stata prima in Messico, poi Svizzera, poi in Francia, e ora medita di tornarsene oltreoceano.
F.R., mente geniale, è ricercatore in Belgio, presso uno dei più prestigiosi istituti al mondo, con uno staff internazionale; in Italia, gli offrirono un contratto di insegnamento di un anno, senza possibilità di rinnovo.
S.B. ha provato invano un paio di concorsi nel suo campo (Psicologia), poi si è messo a fare il terapeuta.
C.M. ha lavorato all'estero per anni, poi ha tentato qualche concorso in Italia e si è vista passare avanti gente con curricula clowneschi; dalle ultime che so, è ad Helsinki.
Ultima notizia, fresca fresca: M.P., bella testa, dopo anni di contrattini a tempo determinato, ha deciso di andare a lavorare all'Università di Nottingham.
Mi sa che, fra un po', qui ci resto solo io.
Intanto, la situazione in Italia è questa:

La pratica dei concorsi illegali manda una intera generazione di ricercatori precari al macero. Gli outsider, cioè coloro che non hanno robusti legami con gli atenei che mettono a bando i posti, perdono ogni speranza di accedere alla carriera accademica. Così, una riforma nata per “togliere potere ai baroni” (secondo gli annunci del ministro di allora, quello dei neutrini in gita nel tunnel), ha di fatto aumentato la discrezionalità e l’arbitrio baronale.

(leggi qui tutto l'articolo).




P.S.: ovviamente, non si tratta solo della ricerca e dell'Università.
Mia cugina, dopo anni di Co.Co.Co., Co.Co.Pro. o come diavolo si chiamano, ha trovato un posto in una ditta di Londra. E' lì da più di un anno, felice e contenta.
Mio cognato, ingegnere, ha lavorato per anni all'estero, poi è tornato in Italia perché alcuni colleghi gli hanno proposto di fondare una società che lavora con il fotovoltaico. Sono anni che sopravvivono al limite risicato tra guadagno e perdita, e lui ha pensato più volte di tornarsene in Svezia.

1 commento:

amanda ha detto...

qui si naviga nella cacca, a vista, e non ci si indigna neppure