Ripassata al tegame
l’ostia santa si scioglie
in rivoli di sangue
dolciastro oltre la soglia.
Ma i capelli a raggiera
dissero la mia sorte
se un’ascella leggera
è intingolo di morte.
*
Deposita Calipso
i suoi slip sulla sponda
del letto – quasi un lapsus
dopo una pausa – spende
un sorriso sull’esito
prevedibile in tali
sperperi – affida all’alito
la collana di opali.
*
Affiorano sull’anca
i segni dell’elastico
se sfila la filanca
col più magro dei gesti.
Luccica nero il crine
ricciuto – a un tratto estraneo –
quando amore s’incrina
nel suo cranio di cane.
*
Siede irritata e ride
sul bordo della vasca
un pesce a scaglie d’iride
affondando s’offusca.
Con la mano nell’acqua
inargenta le unghie
chi era in visita tacque
e si morse la lingua.
(da "Scarse serpi", Guanda 1983)
(nell'immagine: Saul Steinberg, Girl in bathtub, 1949)
1 commento:
mah!
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