giovedì 22 dicembre 2011

tre poesie di anna salvini


Parole in fuga

Oggi che mi guardi e vuoi sapere
delle mie parole malandate
come le assemblo, perché le brucio
hai l’universo intero dentro quella voce
e questo è sufficiente
per dare corpo alla tazzina, leggere il fondo
dei tuoi occhi scuri, trovare nel cuscino
l’impronta della sera prima

non crederesti mai che le poesie nascono così
da una ondulazione o una solitudine
le nostre gambe quando scrivono del freddo
nei vestiti che giacciono a terra, senza corpi
abbandonati, quasi un malore
del nostro esistere prima di ricomporsi

tu che cammini sul mio tappeto, apri il frigo
e mi sorridi: non c’è mai niente in questa casa
io che scrivo sul divano del niente
che ci abita ma vorrei scriverlo sui muri
sulla pelle: ogni parola un taglio, ogni taglio un parto
urla, sudore
vuoi davvero che ti parli di tutto questo?

di come si sprofonda nelle faglie, di quanta acqua
imbarco ad ogni tuo passaggio e della lingua
arroventata per la sete (è per te, l’ho mai detto?)
di come le nascondo, io
le parole, come vorrei che ci giocassi
andandomi a cercare, lo faccio anch’io e poi le chiamo
dal buio e dico “tana” anche quando non ci sei.

***
Cieli

1

abbiamo taciuto di fronte a tanta
perfezione, l’equilibrio delle ali
e il becco su qualcosa a noi negato

2

un’unica pulsione sotto il sole
e tutt’intorno
solo un battito richiama
l’azzurro che sta oltre

3

eppure si resta come sospesi
anche con la schiena a terra
fino a bruciare le pupille
senza stancarsi

4

ripetimi il cerchio che fa il falco
amore, ripetilo
tutte le volte che puoi

5

il mare e il cielo, il cielo e il mare
quanto silenzio e nessuna nuvola
da giorni

6

non si direbbe da tutto quel nero
non lo so dire, tu nemmeno
ma noi lo sentiamo, che tace

* * *

Inventario

Le vertebre, le ho contate tutte
i nei, le rughe, ogni malessere
di quella volta che sono stata
cactus e non è stato bello
soffrire al fiorire delle spine

di quando avevo gli occhi pesti
le cicatrici esposte e come un cane
ho leccato tutto.

La mezza sigaretta fumata di nascosto
il mare attraversato a piedi
i possessivi che ci hanno sopraffatto
e del giorno che volevo far morire
la mia fame dentro un’altra bocca.

I luoghi che ho amato, la luce, il silenzio
il buio, le ombre: tutte le parole abolite
per dire quanto l’amore, ancora
mi sa confidare.



(se vuoi leggere altro, vai su Poetarum Silva)

1 commento:

amanda ha detto...

ma come sono belli questi versi, grazie per avermeli fatti conoscere


passa da me c'è un piccolo regalo di natale per te