Qualche giorno fa si celebrava il suo novantesimo compleanno, oggi si scrivono articoli alla sua memoria. Eppure, come si fa a dire che Andrea Zanzotto sia morto?
Confesso che, tra i grandi del secolo passato, non è quello a cui mi sentivo più vicino. Ho frequentato poco la sua poesia; meno di quanto di avrei dovuto, forse. Però rubo le parole di un amico, che su facebook lo ricorda così:
Per anni ho avuto la sensazione che lui, da lassù, in modo misterioso e silenzioso contribuisse a far sì che la nostra Italia non scivolasse nel baratro al quale sembra, ogni giorno di più, inevitabilmente destinata. Un po' come se fosse uno di quei quattro uomini che, secondo Borges, stanno salvando il mondo senza saperlo. La poesia, diceva, serve a colmare il vuoto provocato dal dolore del mondo.
Zanzotto era uno che scriveva in dialetto, che difendeva un mondo rurale ormai quasi estinto, ma che sapeva anche scagliarsi, con tutta la durezza di cui un poeta è capace, contro la barbarie leghista.
Vorrei dedicargli i versi di un poeta che amo molto, W. H. Auden, dedicate alla memoria di un altro poeta, W. B. Yeats. La traduzione, indegna, è mia, perciò siate clementi.
“In morte di W. B. Yeats”
Scomparve nel morto dell’inverno:
ghiacciati i corsi d’acqua, gli aeroporti semivuoti,
e la neve sfigurava le pubbliche statue;
il mercurio affondò nella bocca del giorno morente.
Gli strumenti a nostra disposizione confermano
che il giorno della sua morte fu un giorno buio e freddo.
Lontano dalla malattia
correvano i lupi per foreste sempreverdi,
i moli alla moda non tentavano il fiume di campagna;
lingue in lutto
nascosero ai versi la morte del poeta.
Ma per lui fu l’ultimo pomeriggio in se stesso,
pomeriggio di infermiere e di sussurri;
le province del suo corpo in rivolta,
vuote le piazze della mente,
il silenzio invadeva i sobborghi,
la corrente dei sensi venne meno; divenne i suoi ammiratori.
Ora è sparso in centinaia di città
e consegnato interamente ad affetti estranei,
per trovare la felicità in un altro tipo di bosco
ed essere punito in un codice morale straniero.
Le parole di un morto
mutano nelle viscere dei viventi.
Ma nell’importanza e nel chiasso del domani
quando i broker ruggiscono come belve sui pavimenti della Borsa,
e i poveri hanno le sofferenze alle quali sono cortesemente avvezzi,
e ognuno nella cella del suo sé è quasi convinto di essere libero,
poche migliaia penseranno a questo giorno
come si pensa a un giorno in cui si è fatto qualcosa di leggermente insolito.
Gli strumenti a nostra disposizione confermano
che il giorno della sua morte fu un giorno buio e freddo.
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