giovedì 17 giugno 2010

ranger, diavoli, topi e paperi

Il mio più antico ricordo a tema fumettistico è il ripostiglio a muro in corridoio. Conteneva una pila di Tex, Piccolo Ranger e Un ragazzo nel Far West. Non dovevo avere più di tre o quattro anni, perché più tardi mio padre mi disse che avevo sistematicamente distrutto tutti quei fumetti, ma io non ne ricordo nulla.

Il secondo ricordo è la soffitta di mia nonna, dove era conservata, in due enormi scaffalature (o forse sono io che me le ricordo enormi) la collezione di Topolino di mio zio. Praticamente tutti i numeri da fine anni Sessanta ai primi anni Ottanta, compresi almanacchi, raccolte, classici Disney ecc. ecc. Mi pare che in mezzo ci fossero anche un po' di Braccio di Ferro, Geppo, Tirammolla e simili.


Quando venivano i miei zii da Roma, io e mia cugina passavamo i pomeriggi sul terrazzo e, quando non eravamo impegnati a darcele di santa ragione, o quando lei non mi faceva la corte (sì, per un periodo le era presa la fissa che dovessimo fidanzarci, e io chissà per quale motivo le dicevo di no: considerate che mia cugina è oggi una delle ragazze più belle che io conosca, e una volta che l'ho presentata ai miei amici gliel'ho dovuta praticamente strappare dalle grinfie prima che succedessero cose incresciose...), insomma, quando non facevamo una di queste due cose, leggevamo quei Topolino. Anche lì, non dovevo avere più di 6 o 7 anni, perché ricordo benissimo che lei, di un paio d'anni più piccola di me, non sapeva ancora leggere e inventava storie strampalate basandosi sulla sua personale interpretazione delle vignette.


Tra le centinaia di storie lette, ricordo in particolare quelle del grandissimo Romano Scarpa: “Topolino e l'unghia di Kalì”, “Il doppio segreto di Macchia Nera”, “Topolino e la dimensione Delta”, “Topolino e il Pippotarzan”. O meglio, ovviamente all'epoca non avevo idea di chi fosse Scarpa, ma capivo già che quelle storie avevano un qualcosa in più delle altre, e solo dopo ho scoperto che praticamente tutte le storie che mi piacevano erano sue.

Ovviamente non conoscevo neanche i nomi dei disegnatori, dato che a quei tempi non comparivano mai, ma mi colpiva lo stile dinamico e fantasioso di uno in particolare, che poi scoprii essere un giovanissimo Giorgio Cavazzano.

Poi mi ricordo una storia con Topolino e Pippo che si perdevano nel triangolo delle Bermude e finivano in una strana dimensione parallela: molti anni dopo, ho scoperto che la sceneggiatura portava la firma nientemeno che di Alfredo Castelli.

Un'altra era completamente folle, demenziale, intitolata “Topolino e i grilli atomici”, con Pippo che veniva ipnotizzato e si credeva un gangster, Topolino che veniva inseguito dalla polizia e scappava in jeep con un leone, e infine capitavano dai Sette Nani che avevano una fabbrica di atomi... e così via, in un crescendo pirotecnico di situazioni sempre più assurde.
I testi erano di un altro gigante: Guido Martina.


Ah, e c'era anche “Topolino e lo spettro fallito”, ossia “The Ghost of Black Brian”, che se non sbaglio è dell'immenso Floyd Gottfredson e contiene sequenze oniriche e horror che trovo ancor oggi assolutamente inquietanti...
E poi mi piacevano un sacco quegli albi antologici (credo fossero i "Classici di Walt Disney") dove tutte le storie erano inserite nella cornice di un'altra storia, disegnata per l'occasione.


Purtroppo quei giornalini fecero una pessima fine: mia madre, convinta che mi distraessero dallo studio, disse a mia nonna di darli via, e lei li regalò a un muratore che era venuto a farle dei lavori in casa. Il giorno in cui andai in soffitta e trovai lo scaffale vuoto me lo ricordo ancora come uno dei più brutti della mia vita...

Il terzo ricordo è mia nonna che, nel marzo 1983, il giorno del mio ottavo compleanno, mi regala un albo di Tex.
Era il numero 269, “Il segreto della Sierra Madre”, testi (of course) di Gian Luigi Bonelli, disegni di un monumento del fumetto italiano: Guglielmo Letteri.


E quello fu il vero inizio di tutto...

3 commenti:

amanda ha detto...

avendo una sorella di 6 anni più vecchia i miei ricordi topolineschi sono simili a quello che racconti di tua cugina, anch'io mi inventavo storie in base alle immagini, non sono ho una storia di topolino in testa perchè in realtà non mi ha mai acchiappata. Ricordo le storie di Richard Scarry nella primissima infanzia e poi il corriere dei piccoli e Valentina Melaverde, poi venne l'amore mai finito per Asterix il Gallo. Le collezioni di Linus di mia sorella che ancora sono a casa dei miei e la passione per Calvin & Hobbes ed infine i LancioStory con Dago, Savarese ecc ecc

Liberty Alex ha detto...

sergej, i tuoi interventi sono sempre molto interessanti!...a quanto pare la storia della cugina deve essere una cosa che molti lettori di fumetti hanno in comune....io e mia cugina facevamo delle gare in cui bisognava citare i pesronaggi disney,e l'accordo era che perdeva il primo che non riusciva più a citare nessuno....ovviamente all'inizio era facile, bastava dire paperino, pippo, pluto, gambadilegno....poi arrivavano doretta doremì, filo sganga e altri sempre meno sconosciuti, ma che noi conoscevamo molto bene...onestamente,non ricordo come andassero a finire quelle gare, se vincevo io o mia cugina...credo però che era come una di quelle cose che si fanno da ragazzi, che non possono avere una fine specifica, ma devono continuare all'infinito: probabilmente, continuavamo finchè ci stancavamo....
proprio ieri (mercoledì) sono riuscito a recuperare un albo del popeye di segar, che so essere il più vero dei braccio di ferro esistenti...sono curioso di leggerlo, perchè me ne hanno parlato molto bene....ho visto anche albi di geppo e di tiramolla, ma lì per lì non ero purtroppo nelle condizioni per comprarli, ma sono sicuro che alla prossima occasione darò la giusta attenzione anche a loro...
PS: non sapevo che castelli avesse scritto anche per la disney...ecco un'altra cosa che ho imparato grazie al tuo blog...;)

sergio pasquandrea ha detto...

il popeye di segar è uno dei più bei fumetti di tutti i tempi.
geppo e tiramolla, invece, non li rileggo da secoli, ma onestamente non li ricordo come dei capolavori...