Loustal / Paringaux, Barney e la blue note, Comma22, 2009 (87 pp., 22€)
Qualcuno, una volta, ha detto che una buona metà delle storie sul jazz si possono riassumere nella STORIA: “un musicista di genio, frustrato dalla discrepanza fra ciò che può raggiungere e la vita grama che i musicisti conducono (per via delle discriminazioni razziali, o della richiesta di rendere la musica commerciale, o perché ha un potenziale che non può raggiungere) impazzisce, o si autodistrugge con l'alcool e con le droghe”.
Questo libro a fumetti di Jacques Loustal e Philippe Paringaux non fa eccezione.
Il protagonista è molto liberamente ispirato a Barney Wilen (1937-1996), geniale sassofonista franco-americano: in pratica, ne riprende il nome e qualche circostanza biografica, ricamandoci sopra una storia del tutto diversa dalla sua. Il fumetto uscì nel 1985 sulla rivista “A suivre” e lo stesso Wilen, due anni, compose anche un disco intitolato “La note bleue”.
Loustal (disegnatore) e Paringaux (critico musicale e sceneggiatore) costruiscono un personaggio che sta un po' tra Charlie Parker e Chet Baker. Geniale, tormentato, dedito all'eroina, incapace di accettare la realtà e la vita, trascina nel suo baratro di nichilismo e disperazione chiunque gli si avvicini.
Loustal nasce illustratore, e infatti, come sempre nei suoi libri, anche in questo i disegni commentano e aggiungono atmosfera a una storia narrata soprattutto dalle parole dello sceneggiatore (non ci sono balloons, tanto per capirci). Lo stile dei disegni è semplice e insieme straordinariamente evocativo, capace di suggerire un'armosfera con pochi segni e poche campiture di acquerello (qui se ne può vedere qualche esempio).
Un bel libro, insomma. Anche se a me, prima o poi, piacerebbe leggere la storia di un musicista jazz felice, soddisfatto, realizzato e magari persino non fumatore. Ce ne sono, credetemi, e sono grandi anche loro.
Il candidato fuori posto
2 ore fa
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