Patrizia Vicinelli è nata a Bologna nel 1943 e vi è morta nel 1991. Ha lavorato nel teatro e nel cinema, ha fatto parte del Gruppo '63. E' stata molto attiva anche in performance poetiche. Oggi è praticamente dimenticata.
Le sue opere: a. à. A (Lerici, 1967), Apology of schizoid woman (Tauma, 1979), Non sempre ricordano (Aelia Laelia Ed., 1985), Opere (postumo, a cura di Renato Pedio, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1994).Il tempo di Saturno
Ancora poco e dal tempio dove
sussurrano le idee esse si sveleranno
quando la brezza darà inizio al loro
manifestarsi. Proserpina la si incontra
allora, e rende grazia alla sua regina e
si inginocchia, al sogno del suo nome
ha posto la fine.
Così dalla fonte, se li poteva vedere
i convitati nella loro allegria e scintillano
le coppe, un’alba come di gravida lunga,
ma tutti hanno fiducia.
E’ molto alta la vista da quel punto
anelli di grattacieli sotto nella caduta
dell’aria
essi festeggiano il ritrovarsi, hanno
raggiunto l’uscita della stanza di piombo.
Nella fontana dentro si bagnano gli esseri
non un attimo di strada la dimenticano
è il momento di rallegrarsi, ciascuno
ha attraversato quelle acque.
Sempre ha scelto l’altra via ora si trova
a una distanza irreparabile e segue convinto
il proprio disagio. E’ alla collina di fronte
che vorrebbe arrivare, ma la montagna
davanti a lui gli serra la gola.
Cigni neri e nuvole promettono nera acqua
dell’antico senso e resti sulla terra
le cui forme ancora si riconoscono,
errando con la mente nel fosforo
schiuma a picco sotto di sé
gli viene da illuminare la sua lampada
ma rimbalza sulla roccia il veliero senza scampo,
i morti quelli sbattono uno contro l’altro
nelle onde.
Aver sbagliato di poco la direzione, egli pensa
con la vertigine, dall’alto della vetta
non vedrò ancora le tue praterie e forse
la mia fiamma verrà mangiata dalle ali dei corvi
se tu non intervieni angelo, sarò piombato
nell’abisso.
Sebbene, guarda la notte esplosa, essa ha
frange chiare e si possono distinguere i contorni
delle vie le figure geometriche delle stelle fisse
emanano bagliori, dona certezza.
E la pioggia non finirà come la radice
la trovi mangiata ma tagliando fino al cuore,
lo ottieni il suo centro
che resta ardente sotto la discesa dell’acqua.
Ossa secche neanche il mantello servono
a quel corpo, la gloria giunge dopo la sconfitta
aver paura di vivere molto più di morire.
Entra il possibile passato nella proiezione
del presente, egli può scegliere
come entrare da un’altra porta, si avvolge
nel suo scudo atavico, ancora una volta osa
col rischio della fine camminare sull’orlo.
La pietra, quella in cui è ricordato
il passaggio, tiene nella sua forma le onde
che riverberò la luce durante mille giorni
potrebbe forse sostenerlo nella sua impresa,
o l’eroe da sempre funambolo cercatore con le lacrime
sulla fronte e dentro gli occhi
e cedere cedere come montagna crollata
sotto i piedi briciole briciole
la tentazione dell’aria.
E’ un uccello vivente che lo viene a cercare
se fosse di metallo darebbe un segno
neanche nel deserto si perderebbe
egli è sostenuto
porta con sé il suo drago e la colomba.
Ma la sua forza assomiglia a quella di un titano
attorno a lui si sveglia l’odore dolce
come quello di ciò che sta cercando
l’asta lo spinge avanti, serve da pertica
da ponte dona la direzione e vince nella lotta.
Egli si volta e trova luce egli si volta e trova
luce. Si abitua come a una condizione
può volare e navigare dall’acqua avvolto.
Dal profondo di sé egli si è raggiunto
mai avrebbe immaginato fosse così semplice
e così terribile come essi da bambini
nella disperante solitudine conscia della natura
e dover rinunciare egli deve poter crescere qui
alla fragilità alla forza interna di ognuno,
la menzogna.
La tenerezza gli renderà incandescente
il cuore e la sua spada è d’acciaio
vedeva svolgersi il sole al tramonto
sebbene meditasse grandi rivincite
avendo vinto la notte.
Dunque il sole era di fuoco in ogni luogo
e risplendeva per sempre nella sua continuità.
Nemmeno un attimo ci fu margine d’errore
ma lodi nella meccanica di nuove geometrie
esse formulavano la quiete di altri sistemi.
Un profondo silenzio, il totale silenzio
della coscienza uscita dal gorgo
quella di chi è entrato in una spiaggia sicura.
Meditava quella notte il tempo
e la sfuggevole inesattezza delle coordinate
che i naviganti donano, misere tracce
su intuizioni incerte, seppe poi
del camminare unico, per ognuno il suo creativo.
2 commenti:
ho incontrato, per la prima volta, la passione di Patrizia Vicinelli, grazie a Fresu, in quel particolare lavoro che è "Maiakowski, il 13° apostolo".
oltre a Lello Voce, in effetti, non parla nessuno, per cui grazie Sergio.
E' curioso notare come quel suo titolo, al quale sembra lei tenesse molto, sia profeticamente vero.
Un'intervista a Fresu sull'argomento - e sullo spettacolo dedicato - la trovate qui:
http://www.fucine.com/network/fucinemute/core/redir.php?articleid=1588
Io ho sentito parlare di Patrizia Vicinelli guardando "Amore Tossico" di Claudio Caligari, in cui lei interpreta una piccola parte. Ho letto che era una poetessa, mi sono incuriosito e ho cercato qualche testo.
Non sapevo di quel progetto di Fresu (ma del resto, Fresu ne fa talmente tante che è impossibile stargli dietro...). Grazie mille per la segnalazione.
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