(Da "Trasparenza", Interlinea, 2019. Altri testi si possono leggere qui)
1980
La provincia si è riempita di case nuove.
C’è una felicità. Non eravate ancora nati.
Le case salde di coppie eternabili.
Pensavamo che si espandesse per gru altissime
e alberi trapiantati l’anello di catrame
che terminava nel campo e il campo sereno
come di fronte a uno spettacolo. Dici
non eravate ancora nati, ma esisteva una forma
su cantieri e famiglie: le radici che forzavano,
il catrame, le gru montate, i figli nati,
uno per uno un’automobile, la felicità
come pelle nutrita di un rettile.
Una primavera calda vi taglia adesso
fra le buste della spesa e i bulbi nel cellofan:
ci taglia dove dico guardate il campo con le rovine
delle immagini, il tubo catodico spezzato.
Nel suono fermo della televisione
le case indietro si sbriciolano nel video:
le tiriamo fuori, allacciamo il tetto con il grano.
Senza noi invecchiate come non fossimo nati –
miniatura finita, acqua ragia, ologrammi
dentro tutto il paesaggio.
* * *
Accoglienza
I
Si raccontano, una faccia nell’altra.
C’è il pane fresco sul banco, asciutto,
il suono di cose toccate. Dispone
pezzi in fila – le mani sembrano terra,
le unghie sono tagliate fin dentro la carne.
Le storie scomposte in sagome
fanno corto circuito. Attraverso
il vetro appare reale solo la forma
delle magliette made in china.
Come dire posto per accoglienza?
Il cielo preme su tutti, scivolano fuori
dalle magliette i corpi.
II
Parlare, sentire: entriamo, compriamo
due chili di pane – parlare, sentire
mani calde, gli occhi geologici. Sembra
di attraversarsi, noi nella mattina soli
dal banco al vetro alla strada…
Le aste traslucide attraverso i vetri
sono rami – e il vento
le apre, li chiude.
III
Il nome inizia con la a e finisce con la h
suona una cosa calda, di lievito
ed è vero – la distanza esiste meno
di prodotti che di etnia. La cosa esplode.
Il vento comprime tutti,
finisce con la h, come si soffia.
IV
Sembriamo serpenti, curve, lingue mescolate.
Passiamo attraverso un posto immaginario.
È una sfida, come il ragazzo della favola
nascondeva la volpe tra ascella e fianco.
Il cielo preme su tutti, le solitudini esplodono.
Il posto intorno è vero – i serpenti solo suono.