domenica 8 aprile 2018

Treccani_L'Italia in piccolo



Che cosa ho fatto negli ultimi due anni?
Vabbè, un po' di cose.
Ma una è stata questa: curare la scrittura dei testi per una serie di venti e-book, abbinati ad altrettanti filmati, che raccontano i venti comuni più piccoli d'Italia, uno per ciascuna regione.
Non l'ho fatto da solo, ovviamente: con me c'era tutta una squadra che ha lavorato sodo, sotto l'egida dell'Istituto Treccani.
Il risultato, lo trovate a questo link.

Qui sotto, copia-incollo il post con il quale Luciano Vanni, editore e direttore di Jazzit nonché coordinatore dell'intero progetto per conto di Treccani, annuncia ufficialmente l'uscita.

> Roma, 8 aprile 2018 | Dopo due anni e mezzo di lavoro, posso finalmente annunciare che il progetto editoriale "L’Italia in Piccolo", realizzato per conto di Treccani.it, è online all'indirizzo www.treccani.it/italia-in-piccolo: di certo è stata una delle più significative esperienze umane e professionali della mia vita, perché si è trattato di un lavoro prodotto dall'Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani e perché è giunto dopo numerose riflessioni e incontri con Massimo Bray, da sempre, un mio riferimento culturale e intellettuale.
> "L'Italia in Piccolo" mi ha messo in contatto con gli abitanti dei comuni con meno residenti di ciascuna regione d'Italia, e in virtù di questo ho avuto il privilegio di conoscere centinaia di persone meravigliose che con determinazione, passione, coraggio e impegno continuano a vivere, difendere e tutelare l’ecosistema sociale e culturale delle comunità locali italiane, custodi del nostro paesaggio, del nostro patrimonio artistico e della nostra memoria, nonché del nostro saper fare e del nostro saper vivere.
> Ci sono voluti 115 giorni di reportage e 11.672 km in macchina per attraversare 20 regioni a fianco di 18 collaboratori e realizzare 4.000 fotografie, oltre 150 ore di girato, 80 video e 20 e-Book. Ovunque siamo andati abbiamo trovato accoglienza e generosità, e un sentimento autentico di quella bellezza e di quell'energia vitale che continua fortunatamente a manifestarsi sempre e comunque.
> Teniamoci cara questa 'Italia in Piccolo', perché non possiamo permetterci di perderla. Un paese muore quando non ha più abitanti, quando non ha più giovani, e nel momento in cui scompare condanna all’oblio non soltanto la memoria dei suoi cittadini, ma anche un insieme di mestieri, storie, abitudini, saperi, stili di vita e tradizioni che ci hanno lasciato in eredità i nostri antenati. E, cosa ancora più drammatica, viene a mancare in tal modo un pezzo della nostra civiltà, patrimonio capillare di esperienze che hanno contribuito a rendere l’Italia ciò che è. Ogni abbandono cancella secoli di lavoro e di sacrifici, sgretolando frammenti della nostra identità sociale e culturale. Insomma, ogni paese che si frantuma a livello sociale è un dramma che rischia di indebolire il futuro dell’Italia, perché senza una vita autentica – ovvero quella non condizionata e piegata alle esigenze dei turisti –, vissuta nei piccoli borghi e nei paesaggi più remoti, la nostra memoria corre il pericolo di essere lasciata alle pagine dei sussidiari scolastici o peggio ancora di essere conservata e chiusa nei musei. E allora sì che l’Italia non avrebbe più futuro.
È bene comprendere quanto prima che la nostra nazione non coincide con le città d’arte o con le sue metropoli, e neppure con le più affascinanti città di provincia: l’Italia che ha rappresentato da sempre un faro per le civiltà di tutto il mondo, è anche quella che non fa notizia e che si può raggiungere solo ed esclusivamente tramite vie secondarie, o addirittura attraverso sentieri e strade sterrate.
L’Italia che ha fatto la storia è anche quella delle tante piccole comunità locali che hanno saputo adattarsi a climi e territori impervi, che hanno avuto capacità e talenti straordinari nell’artigianato, nella coltivazione e nell’allevamento, che hanno costruito con gusto ed eleganza le tipiche case rurali, favorendo lo sviluppo di un vasto tessuto lavorativo di artigiani, muratori, falegnami e scalpellini. Questi siamo noi, figli di civiltà e popoli che ci hanno lasciato in eredità un patrimonio capillare di storie, tradizioni, biodiversità, endemismi, competenze e testimonianze artistiche disseminate ovunque, da nord a sud, senza distinzione alcuna. Ed è bene ricordarsi quanto prima che l’Italia non coincide con il suo patrimonio storico-artistico, ma vive negli occhi, nelle mani, nelle idee, nelle esperienze e nei cuori di tutti coloro che, anche nei luoghi più remoti, l’hanno vissuta.
> Mi auguro che il lavoro sia di vostro gradimento e che generi interesse e curiosità nel pubblico: aiutateci a condividere e a comuncare questo progetto.
> Ringrazio di cuore, senza ordine, Massimo Bray, Luigi Romani, Chiara Giordano, Arianna Guerin, Giovanni De Stefano, Angelica Lugli, Sergio Pasquandrea, Mario Struglia, Francesco Truono, Andrea Ranalli, Alessandra Colonna Lorenzo Monacelli, Silvia FE, Lorenzo Biadi, Fabrizio Orsola, Alessandro Schiazza, Gianluca Grandinetti, Davide Baroni, RedFox Labelle e Anna Martella.

Nessun commento: