lunedì 12 settembre 2016

appunti di poetica e retorica

Riflettevo sui criteri che secondo me distinguono una buona poesia da una mediocre.
Me ne sono venuti in mente due.

Il primo è il senso del ritmo. La capacità di far "suonare" la parola: scandirla, esaltarla o, se necessario, spezzarla. Proprio come un bravo jazzista riesce a dar vita a un lick attraverso la gestione delle dinamiche, degli accenti, degli anticipi e dei ritardi.

Il secondo è che una poesia deve fornirmi un'illuminazione estetica. Voglio dire: deve riuscire a farmi vedere le cose in maniera diversa rispetto a come le vedevo prima. Una buona poesia non mi deve proporre le immagini, me le deve imporre.

In fondo, entrambi i criteri si possono riassumere in uno solo: la poesia è uso creativo del linguaggio (che poi, a pensarci bene, è più o meno quello che diceva Roman Jakobson qualche decennio or sono, quando parlava di "funzione po(i)etica" del linguaggio...).

* * *

Corollario 1
Ne consegue che non è poesia parlare di gabbiani, tramonti e cieli stellati (a meno che non si riesca a farlo in maniera nuova e inedita).
E non
è poesia l'usare parole "poetiche" (a meno che... vedi sopra).


Corollario 2
Ne consegue anche che la poesia ha assai poco a che fare con le "emozioni". 

1 commento:

Anonimo ha detto...

contesto il corollario 2.
proprio a partire dai 2 criteri individuati - con i quali sono assolutamente concorde - l'emozione è ciò che sorge dall'imporsi della nuova visione estetica e anche dal ritmo giusto.
non in accezione sentimentale... (la nonna usava "sentimentale" con lucido menefreghismo per appellare la gente peggiore!)
è un'alchimia che, ovviamente, nulla ha a che fare con i cuori i gabbiani ecc...

philipp winter