domenica 14 dicembre 2014

vento, fuoco, acqua e sale

Pochi lo sanno (o se lo ricordano, o vogliono ricordarselo), ma anche il Brasile ha avuto la sua brava dittatura militare. E anche una dittatura di tutto rispetto, tra le più lunghe dell'America Latina, dato che durò dal 1964 al 1985 e si macchiò di atrocità che non sfigurano accanto a quelle di Videla o di Pinochet. Però, chissà perché, su tutto ciò persino il web tace. Forse fa più comodo pensare che il Brasile sia tutto samba, Ipanema, capoeira e caipirinha.
Proprio nel 1964 esordirono in Brasile quattro giovanotti che si chiamavano Gilberto Gil, Caetano Veloso, Maria Bethania e Gal Costa. Era l'atto di nascita del tropicalismo, il movimento cannibale che voleva portare nella musica brasiliana materiali eterogenei, dal rock alla psichedelia, dalla provocazione dadaista all'impegno politico. Vi lascio immaginare quanto fossero contenti i generali.
Nel 1968, i nostri quattro eroi dovettero andare in esilio (più o meno volontario) a Londra; e non gli andò neanche male, perché piombarono in piena era beat, quando la swinging London era al massimo del suo splendore. Prima di partire, tennero un ultimo concerto, durante il quale Gil cantò l'allegra e sfrontata "Aquele abraço", in cui abbracciava simbolicamente tutto il Brasile, dalle scuole di samba alle favelas, dichiarando a testa alta che "il mio cammino per il mondo / me lo traccio da solo".
Quando, nel 1972, tornarono in patria, Gil cantò in televisione questo visionario inno al futuro, in cui l'Espresso numero 2222, che attraversa il Brasile, viaggia simbolicamente verso una meta che si intravede (si spera) luminosa.

(P.S.: sorvolo sulle vertiginose abilità chitarristiche di Gilberto, che si accompagna completamente in controtempo rispetto alla voce...)





Ha cominciato a circolare l'Espresso 2222
Che parte diretto da Bonsuccesso per il dopo
Ha cominciato a circolare l'Espresso 2222
Delle Ferrovie Centrali del Brasile
Che parte diretto da Bonsuccesso
Per dopo l'anno duemila.

Dicono che ha molta gente adesso
Che fa un passo, si avvia verso lì
Verso il duemilauno e due e il tempo fuori
Fino a dove questa strada del tempo arriverà
Del tempo arriverà
Del tempo arriverà
Ragazza, del tempo arriverà

Secondo coloro che già sono andati sull'Espresso
Là nell'anno duemila si arriva
Alla stazione finale del percorso-vita
Nella terra-madre concepita
Di vento, di fuoco, di acqua e sale
Di acqua e sale
Di acqua e sale
Ragazza, di acqua e sale

Ha cominciato a circolare l'Espresso...

Dicono che sembra il tram della collina
Del Corcovado da qui
Solo che non si prende
Si entra e si siede e va
Il treno è diventato un luccichio senza fine
Oh, senza fine
Senza fine
Ragazza, senza fine

Non arriva mai al Cristo concreto
Di materia o qualcosa di reale
Dopo il duemilauno e due e il tempo fuori
Il Cristo è come quello che fu visto
Salire al cielo
Salire al cielo
In un velo di nuvole brillante
Salire al cielo

Ha cominciato a circolare l'Espresso...


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