Il cellophane preserva il galletto
livornese (non faraona
come avevo pensato in un primo momento:
questo qui è più magro
poca carne asciutta buona per un sughetto o per un brodo)
lo preserva dicevo in quello stato intermedio
tra la morte e la putrefazione
che si conviene all'alimentazione del sapiens civilizzato.
Del resto a parte le penne è ancora integro
composto simmetricamente sul dorso
le due zampe di un bel giallo cadmio
il collo ripiegato su se stesso e la cresta rosso fuoco.
Dietro il banco frigorifero l'addetto al reparto carni
allegro come al solito
canta a squarciagola qualcosa di Renato Zero
accompagnandosi con precisi colpi di mannaia.
(l'immagine è ripresa da tash-blog)
3 commenti:
oh ecco il sergio poeta che mi ricordavo io! era dunque finito al supermercato? ;) proprio bella poesia!
bella. grazie Sergej, grazie a nome del povero zio Lkfk.
ci sono parti di me che aspettano ancora di rivelarsi
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