Sylvia Plath, Finisterre
(da "Crossing the Water", 1961)
(da "Crossing the Water", 1961)
Questa era la fine del mondo: le ultime dita, nocchiute e reumatiche,
contratte sul nulla. Nere
rupi ammonitrici, e il mare che esplode
senza fondo, o nulla sull’altra sponda,
sbiancato dai volti degli annegati
Ora è soltanto buio, un ammasso di rocce.
Soldati scaricati da vecchie, caotiche guerre.
Il mare gli cannoneggia nelle orecchie, ma non indietreggiano.
Altre rocce celano rancori sotto le acque.
Le rupi sono orlate di trifogli, stelle e campanule
come ricamate da dita vicine alla morte,
quasi troppo piccole perché le nebbie se ne diano pensiero.
Le nebbie sono parti dell’antico armamentario.
Anime, cullate nel fragore apocalittico del mare.
Strappano le rocce all’esistenza, poi le fanno risorgere.
Salgono senza speranza, come sospiri.
Le attraverso, mi riempiono la bocca di ovatta.
Quando mi liberano, sono imperlata di lacrime.
Nostra Signora dei Naufraghi incede verso l’orizzonte,
la gonna di marmo gonfiata in due ali rosate.
Un marinaio di marmo si inginocchia costernato ai suoi piedi, e ai piedi di lui
una contadina vestita di nero
prega il monumento del marinaio che prega.
Nostra Signora dei Naufraghi è tre volte il naturale,
le labbra dolci di divinità (1).
Non sente ciò che dicono il marinaio o la contadina.
Ama la bellezza informe del mare.
Fiocchi color gabbiano sventolano alla brezza marina
accanto ai chioschi delle cartoline.
I contadini li ancorano con le conchiglie. Ti dicono:
“Ecco i graziosi ninnoli che il mare nasconde.
Piccoli gusci trasformati in collane e bamboline.
Non vengono dalla Baia dei Morti, laggiù,
ma da un altro luogo, azzurro e tropicale,
dove non siamo mai stati.
Ecco le nostre crêpes. Mangiàtele prima che si freddino”.
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(1) Gioco di parole: “divinity” è anche il nome di un dolce simile al torrone.
7 commenti:
domanda, ché tu la conosci meglio di me, ma il titolo "finisterre" è una citazione da montale? o è solo un semplice caso?
Questa poesia è una descrizione di Capo Finisterre, in Galizia. Poi, onestamente non so se la Plath conoscesse Montale e quindi se ci possa essere una qualche citazione. So che oggi Montale è piuttosto conosciuto e tradotto nei paesi anglosassoni, ma non so se lo fosse già all'epoca.
beh magari anche montale quando ha intitolato la prima sezione della bufera ha pensato a capo finisterre... chissà?
Sicuramente Montale alludeva a Capo Finisterre: il riferimento è esplicito nell'ultimo verso di "Su una lettera non scritta" ("l'onda, vuota, / si rompe sulla punta, a Finisterre").
Però nella poesia della Plath si tratta di una vera e propria descrizione del luogo, che poi si trasforma anche in una riflessione sul suo nome ("finis terrae", perché è la punta più estrema della Spagna; ma per la Plath diventa una metafora del passaggio all'aldilà). Montale, invece, evoca solo il nome, come una metafora dell'incomunicabilità, dell'impossibilità di raggiungere Clizia lontana.
La conoscerai di sicuro, comunque questa è la poesia di Montale per intero:
Per un formicolio d'albe, per pochi
fili su cui s'impigli
il fiocco della vita e s'incollano
in ore e in anni, oggi i delfini a coppie
capriolano coi figli? Oh ch'io non oda
nulla di te, ch'io fugga dal bagliore
dei tuoi cigli. Ben altro è sulla terra.
Sparir non so né riaffacciarmi; tarda
la fucina vermiglia
della notte, la sera si fa lunga,
la preghiera è supplizio e non ancora
tra le rocce che sorgono t'è giunta
la bottiglia dal mare. L'onda, vuota,
si rompe sulla punta, a Finisterre.
oops... ovviamente al verso 3 bisogna leggere "incollàni", non "incòllano".
Ah, ovviamente, come sempre in Montale, c'è anche un riferimento autobiografico. "Clizia" è Irma Brandeis, che nel 1938 aveva lasciato Montale per tornare in America (i due non si rivedranno più). Quindi Finisterre, il punto d'Europa più vicino all'America, è anche il rimpianto di Montale per l'amata lontana. Poi, ovviamente, il tutto viene trasfigurato poeticamente...
E tanto per fare un po' di gossip, pare che nella separazione tra Montale e la Brandeis ci fosse lo zampino di Drusilla Tanzi, alias "Mosca", futura moglie di Montale, che già da alcuni anni aveva una relazione con il poeta (anzi, nel 1939, poco dopo la partenza della Brandeis, lasciò il marito per andare a vivere con lui). Pare anzi che la Tanzi abbia cercato un paio di volte di suicidarsi pur di convincere Montale a lasciare la Brandeis.
Montale, che a dirla tutta non era un cuor di leone, preferì la comoda vita borghese accanto alla Tanzi ai rischi di una relazione con una donna forte e indipendente come la Brandeis.
Le lettere tra Montale e Irma Brandeis sono state pubblicate qualche anno fa. Nell'ultima lettera prima della partenza, Irma gli scrive: "Non posso sopportare questa nostra vita dolente e poco eroica, ridicola quasi, ma vedo che ormai è troppo tardi per porvi rimedio... ".
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