Il mio più antico ricordo a tema fumettistico è il ripostiglio a muro in corridoio. Conteneva una pila di Tex, Piccolo Ranger e Un ragazzo nel Far West. Non dovevo avere più di tre o quattro anni, perché più tardi mio padre mi disse che avevo sistematicamente distrutto tutti quei fumetti, ma io non ne ricordo nulla.
Il secondo ricordo è la soffitta di mia nonna, dove era conservata, in due enormi scaffalature (o forse sono io che me le ricordo enormi) la collezione di Topolino di mio zio. Praticamente tutti i numeri da fine anni Sessanta ai primi anni Ottanta, compresi almanacchi, raccolte, classici Disney ecc. ecc. Mi pare che in mezzo ci fossero anche un po' di Braccio di Ferro, Geppo, Tirammolla e simili.
Quando venivano i miei zii da Roma, io e mia cugina passavamo i pomeriggi sul terrazzo e, quando non eravamo impegnati a darcele di santa ragione, o quando lei non mi faceva la corte (sì, per un periodo le era presa la fissa che dovessimo fidanzarci, e io chissà per quale motivo le dicevo di no: considerate che mia cugina è oggi una delle ragazze più belle che io conosca, e una volta che l'ho presentata ai miei amici gliel'ho dovuta praticamente strappare dalle grinfie prima che succedessero cose incresciose...), insomma, quando non facevamo una di queste due cose, leggevamo quei Topolino. Anche lì, non dovevo avere più di 6 o 7 anni, perché ricordo benissimo che lei, di un paio d'anni più piccola di me, non sapeva ancora leggere e inventava storie strampalate basandosi sulla sua personale interpretazione delle vignette.
Tra le centinaia di storie lette, ricordo in particolare quelle del grandissimo
Romano Scarpa: “Topolino e l'unghia di Kalì”, “Il doppio segreto di Macchia Nera”, “Topolino e la dimensione Delta”, “Topolino e il Pippotarzan”. O meglio, ovviamente all'epoca non avevo idea di chi fosse Scarpa, ma capivo già che quelle storie avevano un qualcosa in più delle altre, e solo dopo ho scoperto che praticamente tutte le storie che mi piacevano erano sue.
Ovviamente non conoscevo neanche i nomi dei disegnatori, dato che a quei tempi non comparivano mai, ma mi colpiva lo stile dinamico e fantasioso di uno in particolare, che poi scoprii essere un giovanissimo
Giorgio Cavazzano.
Poi mi ricordo una storia con Topolino e Pippo che si perdevano nel triangolo delle Bermude e finivano in una strana dimensione parallela: molti anni dopo, ho scoperto che la sceneggiatura portava la firma nientemeno che di
Alfredo Castelli.
Un'altra era completamente folle, demenziale, intitolata “Topolino e i grilli atomici”, con Pippo che veniva ipnotizzato e si credeva un gangster, Topolino che veniva inseguito dalla polizia e scappava in jeep con un leone, e infine capitavano dai Sette Nani che avevano una fabbrica di atomi... e così via, in un crescendo pirotecnico di situazioni sempre più assurde.
I testi erano di un altro gigante:
Guido Martina.
Ah, e c'era anche “Topolino e lo spettro fallito”, ossia “The Ghost of Black Brian”, che se non sbaglio è dell'immenso
Floyd Gottfredson e contiene sequenze oniriche e
horror che trovo ancor oggi assolutamente inquietanti...
E poi mi piacevano un sacco quegli albi antologici (credo fossero i "Classici di Walt Disney") dove tutte le storie erano inserite nella cornice di un'altra storia, disegnata per l'occasione.
Purtroppo quei giornalini fecero una pessima fine: mia madre, convinta che mi distraessero dallo studio, disse a mia nonna di darli via, e lei li regalò a un muratore che era venuto a farle dei lavori in casa. Il giorno in cui andai in soffitta e trovai lo scaffale vuoto me lo ricordo ancora come uno dei più brutti della mia vita...
Il terzo ricordo è mia nonna che, nel marzo 1983, il giorno del mio ottavo compleanno, mi regala un albo di Tex.
Era il numero 269, “Il segreto della Sierra Madre”, testi (
of course) di
Gian Luigi Bonelli, disegni di un monumento del fumetto italiano:
Guglielmo Letteri.
E quello fu il
vero inizio di tutto...