Visualizzazione post con etichetta jazz italiano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta jazz italiano. Mostra tutti i post

martedì 22 giugno 2010

jazz news

Dalla EDT, due uscite importanti per gli appassionati di jazz.

E' stato appena pubblicato il secondo volume (che in realtà è un volume doppio) di "Il jazz in Italia" di Adriano Mazzoletti. Un'opera monumentale, quasi 1700 pagine che ripercorrono le vicende del jazz italiano dagli anni '40 agli anni '60.
Il primo volume, uscito nel 2004, era uno studio assolutamente pionieristico, che esplorava - per la prima volta in maniera sistematica - la preistoria del jazz italiano, dai primi del '900 agli anni della Seconda Guerra Mondiale, rivelando un panorama di una ricchezza del tutto inaspettata e mettendo a disposizione di appassionati e studiosi una messe inesauribile di notizie e dati, prima difficilmente accessibili.
Questo secondo volume copre un periodo più noto, ma - almeno per quel che ne so io - mai indagato con tale sistematicità. Oltretutto, Mazzoletti è uno dei decani del giornalismo jazz italiano, attivo da quasi mezzo secolo, e ha vissuto da protagonista gli avvenimenti che racconta.
Un'opera che rimarrà senza dubbio come il testo di riferimento per chiunque voglia occuparsi del jazz nostrano.
Peccato per il prezzo, non proprio accessibile (ma sul sito della EDT si può ottenere con un congruo sconto).
Segnalo anche che Mazzoletti dirige la Riviera Jazz, casa discografica che da anni si dedica alla riedizione di dischi rarissimi e ormai introvabili dei musicisti di casa nostra.

Per luglio è prevista l'uscita del sesto volume de "Il jazz. L'era dello swing" di Gunther Schuller.
Si tratta dell'ultimo tomo della traduzione italiana di "Early Jazz" (1968 / 1986) e "The Swing Era" (1991), due vere e proprie pietre miliari della storiografia jazz.
Se alcune delle posizioni di Schuller sono state superate dagli studi successivi, rimane però ineguagliata la sua capacità di analisi e la sua competenza capillare della materia. Pagine di lettura non semplicissima, che richiedono una certa padronanza della teoria musicale, ma che ripagano in pieno lo sforzo.
Questo sesto volume, dedicato alle big band bianche e ai piccoli complessi del periodo swing, arriva dopo ben quattordici anni dall'uscita del primo. La ragione del grosso iato temporale sta soprattutto negli innumerevoli impegni del curatore e traduttore, Marcello Piras: che però, e il Dio del Jazz gliene renderà merito, è riuscito a darci una traduzione di esemplare accuratezza, davvero rara nel panorama italiano caratterizzato da curatele e versioni spesso di livello a dir poco dilettantistico.

L'unico che non sarà contento di tutto 'sto bendidio è il mio portafoglio, che subirà presto un sostanzioso salasso. Ma per il jazz, questo ed altro.


Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia. Dallo swing agli anni Sessanta, EDT, 2010 (1680 pp., € 54).
Gunther Sculler, Il jazz. L'era dello swing. Le orchestre bianche e i complessi, EDT, 2010 (in uscita a luglio) (288 pp., € 18).

martedì 18 agosto 2009

ciao gianni



Bei tempi, quando Mamma RAI mandava in onda roba come questa.
Gianni Basso ci ha lasciati ieri. Grande musicista, grande gentleman.
Buona ultima jam-session, e divertiti, che lassù sei in buona compagnia.

Gianni Basso
(Asti, 24 maggio 1931 – Asti, 17 agosto 2009)

martedì 17 febbraio 2009

jazz anni '70


Per chi non lo conosce, consiglio caldamente di fare un salto (anche più di uno) sul blog Jazzfromitaly.
Oltre ad essere uno dei più bei blog jazzistici italiani, oltre ad essere scritto da dio, oltre a contenere una quantità di immagini stupende, ci si trovano materiali rarissimi sul jazz italiano, specialmente quello di un periodo ingiustamente negletto: gli anni '70. Non solo recensioni, ma interi dischi disponibili da ascoltare online.
Materiale spesso mai ristampato su cd, che perciò rischia di essere dimenticato, e che invece va assolutamente conosciuto.

giovedì 12 febbraio 2009

back to jazz

Nelle mie intenzioni originarie, questo blog doveva parlare soprattutto di musica, e soprattutto di jazz. Poi le cose hanno preso un'altra piega, e in fondo è anche giusto così.
Però adesso è ora di tornare a parlare un po' di jazz.














Leggo sul "Giornale della Musica" di questo mese che la Dejavu ha ripubblicato due dischi del quintetto di Gianni Basso e Oscar Valdambrini ("Basso-Valdambrini Quintet" e "Basso-Valdambrini Quintet plus Dino Piana").
Applausi alliniziativa: Basso e Valdambrini non furono certo i primi jazzisti italiani (basta leggere il fondamentale "Il jazz in Italia" di Adriano Mazzoletti, uscito nel 2004 per EDT, per scoprire che le nuove sonorità nere arrivarono in Italia prestissimo, già negli anni '20, e nel decennio successivo c'erano orchestre capaci di cavarsela egregiamente anche in confronto con le contemporanee formazioni americane: la benemerita Riviera Records ristampa da anni molto di quel materiale), ma sicuramente il loro gruppo fu uno dei primi a proporre jazz moderno, confrontandosi direttamente con i musicisti americani, sui dischi ma anche dal vivo, rielaborando la lezione del bebop, del cool e dell'hardbop ed eseguendola con una perizia strumentale sulla quale ancor oggi c'è ben poco da eccepire.
Gianni Basso suonava il sax, Oscar Valdambrini la tromba, al pianoforte c'era Renato Sellani, al contrabbasso Giorgio Azzolini e alla batteria Gianni Cazzola. Successivamente, si aggiunse il trombone di Dino Piana, portando il gruppo a sestetto. Tutti ancora vivi e attivi, tranne Valdambrini che è scomparso una decina d'anni fa.
Insieme a loro c'era tutta una generazione di pionieri: Franco Cerri, Piero Piccioni, Umberto Cesàri, Gil Cuppini, Nunzio Rotondo, Carlo Loffredo, Gegè Munari, Armando Trovajoli, Flavio Ambrosetti, Giampiero Boneschi, Eraldo Volontè.
Nomi che rischiano di essere dimenticati, nonostante molti di loro siano ancora in attività.
Siano benedette le ristampe.