Iniziativa nobile, condivisibilissima.
Multo laudabilis, come diceva un prete di mia conoscenza.
Però non ho firmato l'appello.
Non perché non sia d'accordo. Sono il primo ad essere stanco della mignottocrazia, delle battute fallocratiche, dell'esibizionismo machista di Colui-che-sappiamo. Io, poi, ho anche una bambina, e l'ultima cosa che mi auguro per lei è di finire a far da odalisca per un vecchio satrapo, al pari delle varie Ruby, Noemi, Mara o Nicole (a proposito, ma ce n'è una con un nome da essere umano?).
Ma non ho firmato, e i perché sono tanti.
Perché, come dopo tutte le manifestazioni, ognuno resterà della propria opinione: chi è contro di Lui resterà contro di Lui, chi è per Lui crederà alla versione data da Lui (a grandi linee:
iniziativa pretestuosa della Sinistra che vuole sovvertire il voto popolare, gli Italiani sono con me).
Perché, per male che possa fare il sentirselo dire, gli Italiani sono davvero con Lui. Forse gli italiani
sono come Lui.
Perché, manifestazioni o non manifestazioni, zoccolette pronte ad accorrere per soddisfarlo ce ne saranno sempre.
Perché, anche ammesso che Lui cada, o lasci, qual è l'alternativa? A sinistra, taccio per carità di patria; a destra, c'è Fini, ed è tutto dire; al centro, come sempre, governa la forza di gravità e confluisce la merda.
Ma soprattutto perché più passa il tempo, più mi convinco che Berlusconi sia molto meno la causa che non la conseguenza di quel che oggi ci succede intorno. Perché, se c'è un evento che condivido con la mia generazione, è il funerale della Speranza. Non la speranza, proprio la Speranza, quella con la S maiuscola, insomma l'Utopia, il Grande Cambiamento, o come volete chiamarlo.
Quando dico "la mia generazione", parlo di coloro che oggi sono tra la fine dei venti e l'inizio dei quarant'anni; quelli nati tra l'ultimo scorcio degli anni Sessanta e i primissimi anni Ottanta (io sono esattamente nel mezzo: 1975).
Odio parlare al plurale, ma per una volta consentitemi di farlo.
Noi conserviamo tra le nostre prime memorie i cartoni giapponesi.
Noi abbiamo cominciato a prendere coscienza dell'Eterno Femminino grazie a Edvige Fenech, Gloria Guida, Lamu, Occhi di Gatto, Colpo Grosso, Drive In e i cataloghi della biancheria intima di Postalmarket.
Noi eravamo tra l'infanzia e la prima adolescenza quando sono comparsi in casa dei grossi e goffi scatoloni che abbiamo imparato a chiamare “personal computer”.
Noi abbiamo acquisito una coscienza politica tra gli ultimi sinistri bagliori della Prima Repubblica e conserviamo un flebile ricordo di nomi che oggi sanno di preistoria: Dc, Psi, Pli, Pci, Cigiellecisleuìl, Craxi, Occhetto, De Mita, Pentapartito, Forlani, Gava, Goria, Spadolini.
Noi eravamo adolescenti, o poco più, quando abbiamo visto crollare muri, bandiere, statue, abbiamo guardato in TV statisti poco prima potenti e osannati e ora bersagliati da insulti e monetine, bombe sulle autostrade, guerre sull'altra sponda del mare; abbiamo visto tramontare per sempre un simbolo glorioso e infame, e lasciare al suo posto un deserto che nessuno ha ancora popolato.
Noi abbiamo accolto i primi modem, macchine fracassone, tardigrade, l'avanguardia del futuro.
Noi abbiamo sentito parlare di Mani Pulite, di Seconda Repubblica, di fine della Storia. E si è visto come è andata a finire.
Noi abbiamo assistito agli anni Novanta: la discesa nel Maelstrom, la morte cruenta di tutto quanto di buono e di cattivo aveva prodotto il Novecento.
Noi abbiamo imparato dall'esperienza dei nostri padri e dei nostri nonni: e ci siamo abituati, forse per la prima volta, a pensare che saremmo stati peggio di loro; a non pensare al futuro, perché un futuro non c'era, e se anche c'era era meglio non vederlo.
Noi abbiamo un autoritratto, ed è questo:
http://www.youtube.com/watch?v=_RFOdJmBlz8