Inesplicabili suoni
tutte le città e i sentieri nei boschi
i solchi nella sabbia le orme degli uomini le voci
delle cose le grida e il canto di tutti gli animali
il fruscio del vento sotto le ali degli uccelli il fiato
che intesse le parole che pronunci
il pelo folto della volpe il rosso nascondiglio
di un dente il volano della ruota di un pavone
il sonnecchiare fiorito dei cespugli di acanto i mattini di giugno
che per le strade in ombra disperdono un impercettibile profumo e tutto
tutto è un prontuario d’impronte del cielo piovuto sulla terra
ai tuoi piedi mentre scendi inconsapevole da luoghi di pietra e famigliari disguidi
affannandoti a ripescare un nome uno soltanto
nella miriade di voci che quel dolce profumo come aghi
ti punge e il cuore di un prodigio
si approssima chiamandoti e tu allora desideri
e vorresti possederlo
ma non sai dire
quel nome e non sai dare memoria
come il tuo sangue preciso sa scindere in polline e fragranza
per sentieri di regioni sconosciute
incontrando ancora una volta se stesso
affinché tu lontano
in quel reticolo di separazioni
ti approssimi ad altri luoghi nel tempo
che ti fiorisca nella mente un sinonimo
un vocabolo per quest’attimo d’infanzia che non godi
come fu la prima volta quando tua madre porgendoti
quel fiore pronunciava il suo segreto
dentro la tua gioia di toccarlo senza necessità di capirlo
per qualche malattia dell’infanzia oscurata alla tua memoria
in stanze di silenzio loro erano rimaste raccolte in spighe chiare
e dopo tante mattine e inutili risvegli e viaggi e corse
e notti di vagabondaggio per mare per terra
nascondendo a te te stesso tra le stelle del tuo deserto
un mattino appena sceso dalle scale ti sei inceppato in quel profumo
appena sostenibile all’olfatto
e ti sei perso in desideri di altre notti d’amore
in cui nulla nemmeno un istante era uguale all’altro
e lievi dalle prigioni dei sensi si sono liberati i moribondi
rinchiusi nel profondo di te stesso
finalmente spalancato in queste folate di memoria viva
E tutto l’oggi hai dovuto dimenticarlo
per fare posto al sangue
che si apriva in sguardo e gesticolando si faceva nei tuoi occhi
tua madre e il suo rarissimo sorriso
senza più un nome preciso da invocare
se non quel te stesso ancora in giro
ora che per la prima volta ti senti accanto tutto l’universo
e ti sorga dentro
nel centro di quell’esca odorosa
la prima parola di un altro giorno
verso cui ti muovi ancora.
Fernanda Ferraresso