“Adesso ti stai
avvicinando
a svelarti quanto folle
è il mondo
tranne te”
(Andrea Raos)
tranne far finta che
non importa quando
ma prima o poi si possa
chiamare tutti all'adunata
senza forzare il gesto della gioia
anzi con le mani sospese
non ostacolare la luce
riesci a immaginarlo
l'ascesa del respiro
i corpi abitati
non serve a molto avvicinarsi
se poi fuori fuoco rimane
il dettaglio l'unico
dove è giusto esercitare la pressione
sapere in assenza di misure
quanto affondare la lama
per ora è possibile soltanto
immaginare il distacco
paragonarlo alla palpebra
evasa dal sonno
la prima volta mi è sembrato
lo confesso
uno di quei supplizi
che ci tengono spezzati
su un angolo impossibile
e rimanevo per decidere
se fossi troppo vera
o troppo vicina
pensavo ancora si potesse
contemplare un addio
erano tutte nella stessa scena
le parole che non avevi
ancora pronunciato
avrei potuto già sapere
eppure bisognava passarci
per ciascuno dei punti morti
ricordo ad esempio
la tua assenza e la mia
in due istanti separati
senza certezza alcuna del ritorno
immagina invece di sorprenderti
perché tutte le domande sono scomparse
il tonfo del cuore molto distante
ti fa visita al mattino
il dono della tua pelle
vorrei che mi chiamassi allora
con il filo teso della nuca
ci sarebbero frasi intere
da sillabare
silenzi da descrivere
(Sed perge in tenebris
radiorum quaerere lucem
Non nisi ab obscura
sidera nocte micant*.)
*) “Ma continua a
cercare nelle tenebre la luce / Solo nella notte più
oscura brillano le stelle” (distico inciso sull'eremo benedettino
di Subiaco).