lunedì 6 febbraio 2012

la poésie est morte, vive la poésie


"Considerare le poesie solo in base alla loro liricità emotiva è riduttivo e sminuente; molto spesso – soprattutto su internet, ma non solo – si affianca ad una totale noncuranza per qualsiasi aspetto formale e stilistico. Non importa che una poesia sia linguisticamente o metricamente regressiva o insignificante: l’importante è che suoni bene (dove spesso il ritmo è valutato in funzione della sua vicinanza a quello delle canzoni pop) e che trasmetta emozioni. L’unico aspetto stilistico che caratterizza questi testi è un altissimo tasso di metaforicità, che però non sfugge mai alla banalità più ritrita e non è mai considerabile un tentativo sperimentale".


Dov'è la poesia? Dove va? E soprattutto, interessa davvero a qualcuno?
Una riflessione di Claudia Crocco, in risposta a Franco Arminio (continua a leggere qui).

8 commenti:

amanda ha detto...

io so solo che internet mi ha permesso di accostarmi a molti più autori e di entrare in libreria con le idee più chiare su cosa mi andava di conoscere e di approfondire

antonio lillo ha detto...

ma ancora si discute "di cosa deve parlare la poesia" ma è possibile?

per il resto, da eterno squattrinato, sono d'accordo con amanda...

amanda ha detto...

e poi a voi due se non c'era internet come vi beccavo?

lillo ha detto...

ci presentava arminio ;)

amanda ha detto...

:) invece è stato Sergio a presentarmi Arminio tra Napoli e Candela dove c'è vento forte e i morti mandano sempre cartoline, pensa

sergio pasquandrea ha detto...

capita a fagiolo questo ricordo di Wilslawa Szymborska, uno dei migliori letti in rete in questi giorni.

amanda ha detto...

@Sergio: bellissimo pezzo



ora mi devi ricordare come si fa un link nei commenti che me lo sono scordato :)

sergio pasquandrea ha detto...

trovi tutte le spiegazioni
qui.