Qui trovate gli originali, e anche altre perle consimili.
Percy Bysshe Shelley sul “Childe Harold” di Byron
Niente potrebbe essere meno sublime della vera fonte di queste espressioni di disprezzo e disperazione. Il fatto è che [...] le donne italiane con cui [Byron] si accompagna sono forse le più disprezzabili di tutte quelle che esistono sotto il sole: le più ignoranti, le più disgustose, le più bigotte; le contesse puzzano d'aglio così forte che di solito un inglese non può nemmeno avvicinarle.
Lettera a Thomas Love Peacock, 22 dicembre 1818
Charles Lamb su Shelley
Shelley l'ho visto una volta. La sua voce era il più fastidioso stridio dal quale io sia mai stato tormentato.
Lettera a Bernard Barton, 9 ottobre 1822
George Meredith su Dickens
Non molto di Dickens sopravvivrà, perché ha pochissima relazione con la vita. Era l'incarnazione del cockney, un caricaturista che scimmiottava il moralista; avrebbe dovuto limitarsi ai racconti.
In Edward Clodd, “Memories” (1916)
G. K. Chesterton su Tennyson
Le sue opinioni si conformavano in gran parte a quelle della regina Vittoria, anche se era dotato di uno stile letterario più fortunato. [...] Aveva molto da dire; ma aveva più forza espressiva di quanta ne servisse per qualunque cosa abbia mai avuto da esprimere.
The Victorian Age in Literature (1913)
Virginia Woolf su Henry James
Sommamente americano, presumo, nella sua determinazione ad essere aristocratico, e nella leggera ottusità su che cosa sia l'aristocrazia.
Diario, 12 settembre 1921
Zelda Fitzgerald su F. Scott Fitzgerald
Mi pare di aver riconosciuto in una pagina brani di un mio vecchio diario misteriosamente scomparso poco dopo il mio matrimonio, e anche stralci di lettere che, sebbene parecchio rimaneggiati, mi suonavano vagamente familiari. In effetti, il signor Fitzgerald – credo che il suo nome si scriva così – sembra ritenere che il plagio cominci tra le pareti domestiche... Sotto ogni altro punto di vista, il libro è assolutamente perfetto.
Recensione di “Belli e dannati”, The New York Tribune, 2 aprile 1922
Evelyn Waugh su Marcel Proust
Sto leggendo Proust per la prima volta. Roba di poco valore. Credo avesse delle tare mentali. Mi ricordo di quanto mi sentivo piccolo quando la gente parlava di lui, e non osavo ammettere di non riuscire a reggerlo.
Lettera a John Betjeman, febbraio 1948
Vladimir Nabokov su Ernest Hemingway
L'ho letto per la prima volta all'inizio degli anni '40, qualcosa su campane, palle e tori, e l'ho detestato.
The Contemporary Writer: Interviews with 16 Novelists and Poets (1972)
Philip Larkin su Kingsley Amis
L'unica ragione per la quale spero di morire io per primo è che troverei praticamente impossibile dire qualcosa di carino su di lui al suo funerale. Che brutta cosa da dire, ma sai che cosa intendo. Probabilmente lui pensa lo stesso di me.
Lettera a Robert Conquest, 30 ottobre 1983
Bertrand Russell su Aldous Huxley
[L'Enciclopedia Britannica] è l'unico libro che abbia mai influenzato Huxley. Ascoltandolo parlare, potevi sempre indovinare quale volume stava leggendo. Un giorno era Alpi, Ande e Appennini, il giorno dopo l'Himalaya e il Giuramento di Ippocrate.
Lettera a Ronald W. Clark, luglio 1965
Gore Vidal su John Updike
Non lo sopporto. Sta sempre a lamentarsi di quelli nati nella bambagia... Oh, si presenta come il figlio di proletari, una specie di D. H. Lawrence moderno, ma è solo un altro noioso ragazzo borghese che si fa strada a spintoni fino in cima, se ce la fa.
Intervista radiofonica, 23 marzo 2008
Gore Vidal su Alexander Solzhenitsyn
È un cattivo romanziere e uno sciocco. Questa combinazione, negli Stati Uniti, produce di solito una grossa popolarità.
Views from a Window: Conversations with Gore Vidal (1980)
Martin Amis su Michael Crichton
Nei suoi momenti migliori, Crichton è una via di mezzo tra Stephen Jay Gould e Agatha Christie. Gli animali – specialmente, se non esclusivamente, i velociraptor – sono la cosa che gli riesce meglio. Le persone sono quella che gli riesce peggio. Le persone, e la prosa.
Recensione de “Il mondo perduto”, The Sunday Times, ottobre 1995
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