Ursula K. LeGuin, I reietti
dell'altro pianeta. Un'ambigua utopia, Oscar
Mondadori, 2014 (339 pp., €10); traduzione di Riccardo Valla
Sono
un frequentatore occasionale della fantascienza, ma la leggo
volentieri, soprattutto quando – come accade qui – raggiunge lo
stesso grado di complessità e raffinatezza della letteratura
cosiddetta “alta”. E, come ben sanno gli appassionati, Ursula
LeGuin (1929-2018) è un'autrice per la quale la fantascienza è banco di prova per un pensiero di stampo libertario, anarchico e
femminista.
Veniamo al libro.
Ci
sono due pianeti gemelli, Urras e Anarres. Urras è un mondo ricco di
acqua e di risorse naturali; è diviso in tre stati: A-Io ha
un'economia di tipo capitalista, una ricca borghesia e un
miserevole proletariato, una struttura sociale rigidamente
patriarcale (una sorta di Inghilterra dickensiana, per intenderci);
Thu è un totalitarismo di stampo socialista; Benbili sembrerebbe una
sorta di paese del Terzo Mondo. Fra i tre, è A-Io quello descritto
con maggior dovizia di particolari.
Poi
c'è Anarres, il pianeta gemello, che gli urrasiani considerano
semplicemente una luna. Un mondo arido, desertico, con
pochissime risorse tranne quelle minerarie; le specie animali
autoctone sono scarse e quelle vegetali si riducono a pochi arbusti.
Qui, un paio di secoli prima dei fatti narrati nel libro, si è
trasferito da A-Io un gruppo noto come “odoniani”, seguaci di una
filosofia di stampo anarchico.
La
società costruita su Anarres dagli odoniani è priva di autorità:
non sono ammesse strutture gerarchiche di nessun tipo, comprese quelle
familiari. Non esiste religione e vige la più completa uguaglianza
tra i cittadini, senza alcuna discriminazione tra i sessi. Tutto
viene suddiviso equamente, nessun uomo possiede nulla
(“proprietarista” è un sanguinoso insulto), né può obbligare
un altro a fare qualcosa contro la propria volontà; le coppie
restano assieme solo finché sussiste il reciproco accordo e i figli,
dopo una certe età, vengono cresciuti in dormitori comuni.
La
società odoniana si regge sul mutuo senso di responsabilità e sulla
disapprovazione collettiva che colpisce chi provi ad affermare la propria
personalità su quella degli altri (“egoizzare” è una parola
usata con significato fortemente negativo). Ognuno ha il dovere
morale di prestare la propria opera per ogni servizio ritenuto
indispensabile alla comunità, da quelli intellettuali a quelli di
tipo pratico.
Gli
odoniani hanno addirittura inventato una lingua, il pravico, che è
diventato l'idioma ufficiale di Anarres: in pravico non esistono
possessivi né termini per indicare la proprietà, l'autorità e i rapporti gerarchici o familiari. Persino i nomi, su Anarres, sono
assegnati in modo casuale da un computer ed esistono solo i nomi
propri, senza alcun cognome.
Da
due secoli, non sussistono quasi contatti tra Urras e Anarres, se non
quelli strettamente indispensabili al secondo per rifornirsi dei beni
che gli mancano, in cambio di materie prime. Anzi, per gli
anarresiani c'è una sorta di tabù nei confronti di Urras: essi
temono di essere contaminati dal “proprietarismo” e guardano agli
urrasiani come all'incarnazione stessa del male.
Anarres
è un'utopia? Fino a un certo punto, come denuncia il sottotitolo.
Gli
eventi del libro prendono le mosse quando il protagonista, Shevek,
abbandona Anarres per trasferirsi – fatto inaudito – su Urras.
Shevek è un fisico geniale e sta elaborando una teoria dello
spazio-tempo che potrebbe mutare le intere sorti dell'universo (e le
muterà, come si vede nei restanti romanzi del ciclo*).
I
motivi per cui egli debba trasferirsi sull'altro pianeta sono complessi e non
posso raccontarli senza spoilerare buona parte della trama.
Basti sapere che il soggiorno su Urras lo porterà a rivedere buona
parte delle sue convizioni per quanto riguarda sia il suo mondo, sia
il mondo gemello.
Nel
libro tornano alcuni dei temi fondamentali di Ursula LeGuin:
l'anarchismo, il femminismo, la riflessione sulla società
contemporanea attraverso il filtro della fantascienza.
Lettura
piacevolissima e stimolante.
*
I reietti dell'altro pianeta (pubblicato anche con il titolo Quelli di Anarres; il titolo originale è Dispossessed. An ambiguous utopia)
fa parte di una serie, nota come “ciclo dell'Ecumene”
o “ciclo hainita” e composta da sette romanzi e una dozzina di
racconti. Questo, uscito originariamente nel 1974, è il quinto volume in
ordine di pubblicazione, ma il primo per quanto riguarda la sequenza cronologica degli avvenimenti narrati. È considerato uno dei vertici
della narrativa di Ursula LeGuin, insieme a La mano
sinistra delle tenebre (che, per
inciso, in italiano è fuori catalogo ormai da parecchi anni).
Le trame sono correlate l'una con l'altra in un affresco unitario, ma i singoli libri sono autosufficienti e si possono leggere anche senza conoscere gli altri.
Le trame sono correlate l'una con l'altra in un affresco unitario, ma i singoli libri sono autosufficienti e si possono leggere anche senza conoscere gli altri.