giovedì 31 maggio 2018

consigli di lettura_Ursula LeGuin

Ursula K. LeGuin, I reietti dell'altro pianeta. Un'ambigua utopia, Oscar Mondadori, 2014 (339 pp., €10); traduzione di Riccardo Valla

Sono un frequentatore occasionale della fantascienza, ma la leggo volentieri, soprattutto quando – come accade qui – raggiunge lo stesso grado di complessità e raffinatezza della letteratura cosiddetta “alta”. E, come ben sanno gli appassionati, Ursula LeGuin (1929-2018) è un'autrice per la quale la fantascienza è banco di prova per un pensiero di stampo libertario, anarchico e femminista.

Veniamo al libro.
Ci sono due pianeti gemelli, Urras e Anarres. Urras è un mondo ricco di acqua e di risorse naturali; è diviso in tre stati: A-Io ha un'economia di tipo capitalista, una ricca borghesia e un miserevole proletariato, una struttura sociale rigidamente patriarcale (una sorta di Inghilterra dickensiana, per intenderci); Thu è un totalitarismo di stampo socialista; Benbili sembrerebbe una sorta di paese del Terzo Mondo. Fra i tre, è A-Io quello descritto con maggior dovizia di particolari.
Poi c'è Anarres, il pianeta gemello, che gli urrasiani considerano semplicemente una luna. Un mondo arido, desertico, con pochissime risorse tranne quelle minerarie; le specie animali autoctone sono scarse e quelle vegetali si riducono a pochi arbusti. Qui, un paio di secoli prima dei fatti narrati nel libro, si è trasferito da A-Io un gruppo noto come “odoniani”, seguaci di una filosofia di stampo anarchico.
La società costruita su Anarres dagli odoniani è priva di autorità: non sono ammesse strutture gerarchiche di nessun tipo, comprese quelle familiari. Non esiste religione e vige la più completa uguaglianza tra i cittadini, senza alcuna discriminazione tra i sessi. Tutto viene suddiviso equamente, nessun uomo possiede nulla (“proprietarista” è un sanguinoso insulto), né può obbligare un altro a fare qualcosa contro la propria volontà; le coppie restano assieme solo finché sussiste il reciproco accordo e i figli, dopo una certe età, vengono cresciuti in dormitori comuni. 
La società odoniana si regge sul mutuo senso di responsabilità e sulla disapprovazione collettiva che colpisce chi provi ad affermare la propria personalità su quella degli altri (“egoizzare” è una parola usata con significato fortemente negativo). Ognuno ha il dovere morale di prestare la propria opera per ogni servizio ritenuto indispensabile alla comunità, da quelli intellettuali a quelli di tipo pratico.
Gli odoniani hanno addirittura inventato una lingua, il pravico, che è diventato l'idioma ufficiale di Anarres: in pravico non esistono possessivi né termini per indicare la proprietà, l'autorità e i rapporti gerarchici o familiari. Persino i nomi, su Anarres, sono assegnati in modo casuale da un computer ed esistono solo i nomi propri, senza alcun cognome.
Da due secoli, non sussistono quasi contatti tra Urras e Anarres, se non quelli strettamente indispensabili al secondo per rifornirsi dei beni che gli mancano, in cambio di materie prime. Anzi, per gli anarresiani c'è una sorta di tabù nei confronti di Urras: essi temono di essere contaminati dal “proprietarismo” e guardano agli urrasiani come all'incarnazione stessa del male.
Anarres è un'utopia? Fino a un certo punto, come denuncia il sottotitolo.

Gli eventi del libro prendono le mosse quando il protagonista, Shevek, abbandona Anarres per trasferirsi – fatto inaudito – su Urras. Shevek è un fisico geniale e sta elaborando una teoria dello spazio-tempo che potrebbe mutare le intere sorti dell'universo (e le muterà, come si vede nei restanti romanzi del ciclo*).
I motivi per cui egli debba trasferirsi sull'altro pianeta sono complessi e non posso raccontarli senza spoilerare buona parte della trama. Basti sapere che il soggiorno su Urras lo porterà a rivedere buona parte delle sue convizioni per quanto riguarda sia il suo mondo, sia il mondo gemello.
Nel libro tornano alcuni dei temi fondamentali di Ursula LeGuin: l'anarchismo, il femminismo, la riflessione sulla società contemporanea attraverso il filtro della fantascienza.
Lettura piacevolissima e stimolante.



* I reietti dell'altro pianeta (pubblicato anche con il titolo Quelli di Anarres; il titolo originale è Dispossessed. An ambiguous utopia) fa parte di una serie, nota come “ciclo dell'Ecumene” o “ciclo hainita” e composta da sette romanzi e una dozzina di racconti. Questo, uscito originariamente nel 1974, è il quinto volume in ordine di pubblicazione, ma il primo per quanto riguarda la sequenza cronologica degli avvenimenti narrati. È considerato uno dei vertici della narrativa di Ursula LeGuin, insieme a La mano sinistra delle tenebre (che, per inciso, in italiano è fuori catalogo ormai da parecchi anni).
Le trame sono correlate l'una con l'altra in un affresco unitario, ma i singoli libri sono autosufficienti e si possono leggere anche senza conoscere gli altri.

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