Dormire, dormire nel chiuso del covo
per ridestarmi, consunta, da una morte
così sospesa e così dolce,
al primo soffio di primavera!
È nuovo il mondo, allora;
ma ripete i ricordi di passate stagioni:
(sole che offende gli occhi, cibo ottenuto
per caccia paziente).
Vengono cauti e feroci i maschi;
più tardi partorisco i figli inermi
e l'istruisco a vivermi lontano.
Il grasso fa lucente il pelo smorto;
però mai basta all'intimo comando
di più indossarne pel nuovo letargo.
Ecco: è già tempo. Si annunciano le nevi.
Scòstati. Voglio chiudere la tana.
Tu guardi i vetrici già rossi sul greto
e mesto mi sorridi e abbrividisci...
ma che accade di voi, mentr'io dormo?
* * *
L'asino
Calura e mosche intorno a te,
mentre il padrone contratta o beve.
Ma ecco l'evasione del tuo grido
che si sprigiona dalle mille pelli
di un mantice rotto di pena
nella piazza dell'erbe
e spazza l'aria d'ilarità.
Sei fermo tra gli orecchi, gli occhi fissi
alla cavalla baia. Il carrettino
proietta l'ombra di una nuova stanga.
Arturo Loria (1902 - 1957)
(da "Bestiario", 1959)
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