venerdì 19 luglio 2013

lo stile, le cose



Avevo conosciuto Vincenzo Cerami. Cioè: conosciuto è troppo. L'avevo intervistato per una mezz'oretta, una decina d'anni fa, per un giornaletto locale di Perugia.
Era venuto per un incontro con gli studenti, in cui era stato simpatico e alla mano, mettendo in campo quella romanità non deteriore, fatta di ironia e umanità, senza la minima traccia becera, che sta diventando sempre più rara. Aveva raccontato dei suoi libri, dei suoi fumetti con Silvia Ziche, del suo rapporto con Pasolini che era stato suo insegnante alle scuole medie, a Ciampino.
Poi gli avevo chiesto l'intervista. Era tardi e io non ero nessuno, solo un ragazzetto con un registratore improbabile, ma lui si era fermato a chiacchierare, senza mostrare alcun segno di fastidio e senza mai smettere di sorridere.
Ora, i suoi ultimi film con Benigni non li avevo sopportati, però "Un borghese piccolo piccolo" è indispensabile per capire un pezzo di storia italiana, e tutti i suoi libri, i suoi racconti, le sue sceneggiature hanno sempre qualcosa da offrire. Lui stesso si definiva, con orgoglio, un artigiano della scrittura. Aveva uno sguardo limpido e intelligente, uno stile tutto cose, senza la minima civetteria letteraria. Proprio quel tipo di stile che io ho sempre inseguito, senza mai raggiungerlo.

1 commento:

amanda ha detto...

ci sono sorrisi che raccontano molto di una persona più di mille parole