Per chi comprende il valore di certe cose, è uno dei programmi "storici" della Rai, un tempo anche sperimentale e innovativa (persino in tempi politicamente difficili). Ogni tanto, grazie a YT, guardo un pezzo del programma curato da Berio. Oggi ahimè sarebbe impensabile, data l'ossessione per lo share (che è un'altra specie di "dittatura strisciante", come lo spread). Oggi comandano i committenti della pubblicità, in televisione (insieme a qualche altro loro sodale dei cosiddetti "grandi interessi economici"). La Rai però cosa ci fa in questo calderone di format prefabbricati e di "sponsorizzazioni di prodotti"? Non era la TV pubblica, votata all'informazione e alla cultura? Le tue domande me le pongo anch'io...
Non si può parlare veramente di colpa di qualcuno. Il mio rinunciatario, fatalistico, forse qualunquistico pensiero è che cose come questa - e non dico non solo il programma, ma le musiche che fa sentire, a cominciare da Monteverdi - interessino ormai a sempre meno gente, ivi compresi quelli che vociferano contro la decadenza della cultura (esclusi i presenti, per provata militanza culturale, intendo), non si capisce bene a che titolo.
secondo me il problema è un altro. non credo che nel 1972 ci fossero molti più appassionati di Monteverdi di quanti ce ne siano adesso. però, nonostante ciò, la Rai trametteva cultura. probabilmente, qualcuno (chi?) riteneva importante trasmettere cultura. oggi, il ragionamento è inverso: che cosa piace alla "ggente"? l'immondizia? e allora trasmettiamo immondizia. non voglio tornare a dare tutta la colpa a Berlusconi, che probabilmente è più il sintomo che il problema, però è evidente che c'è stato un imbarbarimento collettivo, una perdita di valore della cultura.
non credo che nel 1972 ci fossero molti più appassionati di Monteverdi di quanti ce ne siano adesso.
Questo è senz'altro vero. Ma fra i non-ascoltatori di Monteverdi del 1972 ce n'erano molti che da Monteverdi (e da Berio, Massenet, Brecht-Weil, De Falla, Donatoni e tutti gli altri presenti nel programa) erano tenuti lontani, quando non ne erano del tutto ignari, contro la propria volontà, costretti dalla loro situazione socioeconomica; oggi, in tempi cui ci si può fare una discreta biblioteca della letteratura universale con spesa modicissima presso una fornita edicola di stazione, questo non vale più se non i pochi casi.
Diciamo che nel 1972 e ancora per qualche anno dopo c'era, se non altro, un senso diffuso che Monteverdi etc. avessero una loro importanza e potessero parlarci, dicendoci cose importanti. Oggi non è più così, queste cose non [ci] parlano più.
Mi è capitato si sentire uno che spiegava come i romanzi siano cosa da secolo passato, perché per le generazioni a venire la forma narrativa privilegiata sarà quella dei videogiochi. E ho visto gli astanti accettare l'affermazione, e qualcuno anche annuire, come se essa contenesse un minimo briciolo di intelligenza o di senso.
http://www.youtube.com/watch?v=H_6Vfl6v5Lk& A mio modesto avviso, uno dei capolavori di Pino Daniele (da "Bonne Soirée", 1987...
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7 commenti:
Per chi comprende il valore di certe cose, è uno dei programmi "storici" della Rai, un tempo anche sperimentale e innovativa (persino in tempi politicamente difficili).
Ogni tanto, grazie a YT, guardo un pezzo del programma curato da Berio. Oggi ahimè sarebbe impensabile, data l'ossessione per lo share (che è un'altra specie di "dittatura strisciante", come lo spread).
Oggi comandano i committenti della pubblicità, in televisione (insieme a qualche altro loro sodale dei cosiddetti "grandi interessi economici").
La Rai però cosa ci fa in questo calderone di format prefabbricati e di "sponsorizzazioni di prodotti"? Non era la TV pubblica, votata all'informazione e alla cultura?
Le tue domande me le pongo anch'io...
E di chi è la colpa?
Non si può parlare veramente di colpa di qualcuno. Il mio rinunciatario, fatalistico, forse qualunquistico pensiero è che cose come questa - e non dico non solo il programma, ma le musiche che fa sentire, a cominciare da Monteverdi - interessino ormai a sempre meno gente, ivi compresi quelli che vociferano contro la decadenza della cultura (esclusi i presenti, per provata militanza culturale, intendo), non si capisce bene a che titolo.
quelli che vociferano contro la decadenza della cultura
Magari acclamando un Battiato (da molti misteriosamente considerato un musicista) assessore alla cultura.
(Comunque, la Berberian che canta Nacqui all'affanno è una delle cose più brutte che io abbia mai sentito… :-)
secondo me il problema è un altro.
non credo che nel 1972 ci fossero molti più appassionati di Monteverdi di quanti ce ne siano adesso. però, nonostante ciò, la Rai trametteva cultura. probabilmente, qualcuno (chi?) riteneva importante trasmettere cultura.
oggi, il ragionamento è inverso: che cosa piace alla "ggente"? l'immondizia? e allora trasmettiamo immondizia.
non voglio tornare a dare tutta la colpa a Berlusconi, che probabilmente è più il sintomo che il problema, però è evidente che c'è stato un imbarbarimento collettivo, una perdita di valore della cultura.
non credo che nel 1972 ci fossero molti più appassionati di Monteverdi di quanti ce ne siano adesso.
Questo è senz'altro vero. Ma fra i non-ascoltatori di Monteverdi del 1972 ce n'erano molti che da Monteverdi (e da Berio, Massenet, Brecht-Weil, De Falla, Donatoni e tutti gli altri presenti nel programa) erano tenuti lontani, quando non ne erano del tutto ignari, contro la propria volontà, costretti dalla loro situazione socioeconomica; oggi, in tempi cui ci si può fare una discreta biblioteca della letteratura universale con spesa modicissima presso una fornita edicola di stazione, questo non vale più se non i pochi casi.
Diciamo che nel 1972 e ancora per qualche anno dopo c'era, se non altro, un senso diffuso che Monteverdi etc. avessero una loro importanza e potessero parlarci, dicendoci cose importanti. Oggi non è più così, queste cose non [ci] parlano più.
Mi è capitato si sentire uno che spiegava come i romanzi siano cosa da secolo passato, perché per le generazioni a venire la forma narrativa privilegiata sarà quella dei videogiochi. E ho visto gli astanti accettare l'affermazione, e qualcuno anche annuire, come se essa contenesse un minimo briciolo di intelligenza o di senso.
non toglierei a quella specie di mummia il merito dell’attuale decadimento culturale,
sarebbe dispiaciuto :D
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