Mauro Boselli, Tex Willer. Il romanzo della mia vita, Mondadori 2010 (223 pp., 17 euro)
Ci sono due tipi di potenziali lettori per questo libro: quelli che non hanno mai letto Tex e quelli che sono cresciuti cavalcando con lui e con i suoi tre pards fra il trading post di Kayenta, la Sierra Nevada e il Deserto Dipinto.
I lettori del primo tipo troveranno una narrazione western svelta ed efficace, con elementi horror a speziare la trama avventurosa.
I lettori del secondo tipo (tra i quali si annovera il vostro affezionato blogger) potranno adottare due modalità di approccio: aspettarsi che il romanzo rifletta in tutto e per tutto il fumetto, e provare quindi disappunto nel riscontrare variazioni e discrepanze; oppure accettare che il processo di transcodifica comporti gli indispensabili riaggiustamenti, e quindi calarsi nell'operazione architettata da Mauro Boselli.
Il quale, per chi non lo sapesse, è uno dei più abili e indaffarati sceneggiatori bonelliani e, da qualche anno a questa parte, autore principale delle avventure di Tex (oltre che appassionato di vecchia data del Ranger).
“Tex Willer. Il romanzo della mia vita” parte del più classico dei pretesti: siamo nel 1899 e un giornalista di Chicago va in Arizona per intervistare una leggenda del vecchio West. Un Tex Willer ormai avanti con gli anni gli racconta la propria vita: la giovinezza da fuorilegge, il matrimonio indiano, l'ingresso nel corpo dei Texas Rangers, l'elezione a capo dei Navajos, gli incontri con amici (Jim Brandon, Montales, Gros-Jean, El Morisco) e nemici (Mefisto, i machiavellici Brennan e Teller, la diabolica Mitla).
Le vicende sono, ovviamente, soltanto una minimissima parte di quelle contenute in sessantatré anni di gloriosa vita in strisce, tavole e balloons. Ma è la prima volta che le sentiamo narrate (e le vediamo vissute) direttamente dagli occhi e dalla voce del protagonista.
Alcuni fans texiani l'hanno odiato. A me è piaciuto.
Il candidato fuori posto
6 ore fa
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