giovedì 30 aprile 2009
dura la vita del critico...
Questa è una recensione a un disco uscito l'anno scorso. Ometto nomi e titoli perché si dice il peccato, non il peccatore.
“Contaminazione” suona sempre come una brutta parola, però è proprio questo che i XXX fanno da una decina d’anni, accostando David Bowie e il jazz, Bob Marley e la musica classica, Enrico Rava e gli Area. “YYY” è il primo disco in cui si misurano con materiale esclusivamente jazzistico. Il lavoro precedente, “ZZZ”, segnava un nuovo inizio dopo l’abbandono del frontman ***, le cui acrobazie vocali avevano segnato le performance del gruppo. La nuova cantante &&& portava una perizia tecnica altrettanto elevata, ma una personalità meno istrionica e debordante. Qui al nucleo storico si aggiungono ospiti di ottimo livello, che assicurano al disco la qualità sonora usuale per i lavori dei XXX. Quello che manca, invece, è quel guizzo, quell’ironia, quella capacità dissacrante che in passato aveva permesso loro di portare la pratica della cover a livelli di pura arte. I temi di ??? sono rivestiti di una timbrica nuova e insolita, di assolo spesso anche molto riusciti, di un’esecuzione inappuntabile, ma il contenuto resta sostanzialmente lo stesso. Insomma, un bel disco, ma ci saremmo aspettati qualcosina in più.
Fossi un musicista, sarei contento di una recensione del genere, che oltretutto portava una valutazione di 3 stelle (su 5).
Beh, ci credete che il manager del gruppo, incontrato a una conferenza stampa, si è lamentato della recensione affermando (parole testuali): "Certo che voi di Jazzit non ci avete mica trattato tanto bene..."?
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5 commenti:
beh la sufficienza non piace a nessuno!
Direi che "ottimo livello", "qualità sonora abituale nei loro lavori", "assolo molto riusciti", "esecuzione inappuntabile" sia anche più di una sufficienza...
Mi capitò una cosa molto simile anni fa: feci una recensione di un concerto di uno dei nostri migliori pianisti con gruppo italiano. Ne parlai benissimo, ma, errore, osai paragonare il concerto al disco appena uscito, dove a suonare erano musicisti americani, non giovani di belle speranze come gli indigeni bensi'maestri consolidati. Arrivò al giornale una velenosa lettera del sassofonista. Accidenti che mancanza di modestia.....
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