Il sogno della cacciatrice
È sempre lo stesso:
lei in piedi sopra di me
nella radura della foresta,
picchiettata su una guancia del sangue
di un coniglio o di un cervo.
Io non mi accorgo di nulla
se non della mia carne ammutinata
e delle trappole del desiderio
spedite per metterla alla prova:
le sue braccia nude, le spalle
nude, i capelli sciolti,
i seni duri, alti,
e sotto la cintura
di coltelli e d'esche per pesci,
la ferita svestita.
Ogni notte lo stesso:
il nodello squarciato,
e sotto il crollo;
mi risveglio nel suo corpo,
rotto, come un'arma da fuoco.
* * *
Esposizione
La pioggia, dicevi, è silenzio a volume alzato.
Piove da giorni e giorni.
Persino quando smette
c'è ancora il rumore
della pioggia, ostinato
a trovare nuove strade nella terra.
Noi giacciamo in un feroce abbraccio: queste
due metà che cercano l'intero, tese
a questa pausa nelle interferenze,
nel rumore bianco
della pioggia caduta
per tutto il giorno e per tutte le lenzuola della notte.
Il silenzio è pioggia con il volume abbassato,
e io adesso fisso là fuori e vedo chiaramente
qualche cosa abbadonata sul filo:
una vita, impigliata lì –
fradicia, stropicciata,
irriconoscibilmente mia.
* * *
Canzone della vanità
Che cosa portarti
se non ci sei più?
Bruchi, mosche e vermi delle mele.
Che cosa cantarti
se canzoni non ne ho?
Gridi di gabbiano e richiami di chiurlo.
Che cosa farti
se mi dici no?
Rammentarti la notte che si svuota,
e la vergogna che sarà il tuo premio.
(traduzioni mie)