D. accompagna Lorenzo alla materna, come tutte le mattine.
Ancor prima di entrare, sente una voce che strilla. Nell'atrio, c'è una mamma che strattona un bambino e gli urla: "Tu te devi svejà, hai capito? Te devi svejà! C'hai quattro anni, e che diamine!". Il bambino non riusciva ad abbottonarsi il grembiulino da solo. Mentre la mamma lo sgrida, fa quello che fanno spesso i bambini di fronte a una situazione incomprensibile: sorride, sperando che sia tutto un gioco.
La bidella, in attesa, assiste alla scena, senza reagire. D. la guarda, lei scrolla le spalle, come a dire che non è la prima volta che vede simili spettacoli.
Poi la mamma tira fuori dalla borsa una penna e la mette in mano al bimbo. "Questa dalla alla maestra. Alla maestra, hai capito? Non te ne scordare! E non la far cadere!"
Tempo tre secondi e - com'era prevedibile - la penna è a terra.
"Cretino!", urla la mamma, e molla un ceffone al figlio. Un ceffone forte, che gli lascia cinque segni rossi sulla guancia. Raccoglie la penna da terra, la porge alla bidella e fa: "Senta, gliela dia lei, sennò qua...". Poi si gira e va via sbattendo la porta, senza degnare il figlio di uno sguardo.
Tempo tre secondi e - com'era prevedibile - la penna è a terra.
"Cretino!", urla la mamma, e molla un ceffone al figlio. Un ceffone forte, che gli lascia cinque segni rossi sulla guancia. Raccoglie la penna da terra, la porge alla bidella e fa: "Senta, gliela dia lei, sennò qua...". Poi si gira e va via sbattendo la porta, senza degnare il figlio di uno sguardo.
Il bambino piange. Ma non frigna né urla: piange in silenzio, grosse lacrime di vergogna e di umiliazione.
D. continua a guardare la bidella, che prende per mano il bambino e gli accarezza la testa. "Sì, questa è una mamma che fa così, però tanto lui non ci fa caso, vedrà che fra cinque minuti è già in classe a giocare". E lo porta di là.
D. saluta Lorenzo, che corre in classe tutto felice.
D. continua a guardare la bidella, che prende per mano il bambino e gli accarezza la testa. "Sì, questa è una mamma che fa così, però tanto lui non ci fa caso, vedrà che fra cinque minuti è già in classe a giocare". E lo porta di là.
D. saluta Lorenzo, che corre in classe tutto felice.
4 commenti:
purtroppo sono scene non rare.
è gente che avrebbe bisogno di fare analisi per sciogliere i nodi irrisolti della propria infanzia,cosa lunga,difficile e dolorosa.
che tristezza !
auguri per un sereno futuro a quel bimbo
anche da parte mia.
ma ci spero poco.
già, a volte si figlia come i conigli
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