Capita anche a voi di avere momenti favoriti, nel corso della giornata? Momenti, intendo, in cui il vostro corpo si ingrana con la tinta dell'aria, l'umidità dell'atmosfera, la pressione barometrica, la forza e l'inclinazione dei raggi solari, l'intensità del vento, la totalità dei rumori e delle immagini che vi circondano, insomma con la musica delle sfere?
Io per esempio adoro l'alba, quel momento in cui le cose riemergono dalla tenebra come le sommità degli alberi nel defluire di un'alluvione; il cielo diventa, tutto d'un tratto, perfettamente bianco, l'aria si popola di piume e di fischi, e se è estate si sente il tepore mai del tutto spento che torna a riprendere forza, mentre se è inverno il gelo azzanna le parti di pelle scoperta con una crudeltà che, se la si sa assaporare, può risultare persino piacevole.
Invece odio la mattina, l'aggirarsi indaffarato, la schiavitù degli orari, il tornare a casa stanchi, mangiare in fretta per zittire l'appetito, recuperare le forze, combattere il torpore.
Adoro il pomeriggio. Il primo pomeriggio d'estate, enorme e silenzioso, quando il caldo mi intride di allegria (sì, ho bisogno di sole e di caldo per sentirmi del tutto a mio agio; temperature che stroncano gli altri, rendono me attivo e reattivo al massimo grado); oppure il pieno pomeriggio all'inizio della primavera, quando l'aria ancora paralizzata dal freddo comincia a mostrare le prime crepe, nelle quali si insinuano brezze tiepide e odori struggenti, che regalano le prime promesse di pelle nuda; o ancora il tardo pomeriggio, specialmente d'estate, sulla spiaggia, quando il cielo sembra spremere le ultime gocce di luce per colorarsi di un azzurro quasi inverosimile e l'aria si fa tutta uno sfolgorio dorato.
Odio certi pomeriggi d'inverno, umidi, immobili, ritorti su sé stessi sotto l'assalto del buio, ostaggi di quella stessa luce murcida, cadaverica, che a volte avvelena i sogni più angosciosi. (E tuttavia esiste un antidoto: richiede un letto, una scorta generosa di coperte e piumoni e una persona con cui condividerli, dalla cui pelle ci separi la minima quantità possibile di strati di stoffa).
E odio la sera, l'oscurità che tracima a stingere i colori, annegarli in un'agonia di grigio. Per me è l'ora dello spleen, dei pensieri pesanti e macerati, l'ora che dura fino al dopocena.
Poi, quando tutti i rumori si sono spenti, quando tutti in casa dormono e tutte le preoccupazioni del giorno sono narcotizzate ed inermi, allora inizia la notte. E allora il cervello mi si risveglia, la mente accede a un superiore livello di agilità e lucidità, le idee si lasciano possedere docilmente, parole e immagini fluiscono senza sforzo.
Il mio nemico è il sonno, che mi ruba ore di vita consegnandomi a un'esistenza subdola, incontrollabile, dalla quale emergono larve lattescenti, che mi visitano e poi scompaiono lasciando tracce viscide, indelebili.
2 commenti:
sì sì sì sì! :D
però ci ho pensato, la sera a tarda primavera-estate ci sono le rondini pazze che mi volano sulla testa a tutta velocità e quando sono al mare c'è quella pace con la luce che cala e birra-patatine e il mare si fa piatto e alla fine come faccio a prendermela con la sera?
Posta un commento