Claudio Nizzi / Rodolfo Torti, Rosco & Sonny
Alfredo Castelli / Ferdinando Tacconi, Gli aristocratici
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Ah, quei vecchi fumetti degli anni Settanta e Ottanta: il
Corriere dei ragazzi, il
Giornalino, ogni tanto (di nascosto, per via delle donne nude)
Lanciostory o
Skorpio. Alcuni li trovavo in parrocchia, altri a casa delle nonne, acquisti d'infanzia dei vari zii.
Di recente ne ho riletto qualcuno, grazie ai volumi dei “Maestri del Fumetto”, pubblicati un paio d'anni fa come allegato a "Panorama" e recuperati in fumetteria, a prezzo scontato. Bei libroni cartonati, carta lucida 30 x 20, con le agili prefazioni di
un amico.
Rosco e Sonny sono due simpatici detective newyorkesi, vagamente ispirati a Starsky & Hutch o alle varie coppie di sbirri degli
action-movies americani. Le loro storie, uscite sul
Giornalino nei primi anni '80 (e, credo, tuttora pubblicate), sono brevi episodi polizieschi di una decina di pagine ciascuno, trame agili e brillanti, con poca violenza e tanta ironia.
“Gli aristocratici” è un po' più vecchiotto (metà anni '70).
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Protagonista è una banda di ladri-gentiluomini, composta da cinque
characters amabilmente stereotipati: il capo è il Conte, arzillo e imperturbabile gentleman britannico con la mania per le citazioni shakespeariane (o presunte tali); poi ci sono o scassinatore-rubacuori italiano Alvaro, il forzuto irlandese Moose, la maliarda Jean e il tedesco Fritz, abilissimo nell'inventare e costruire i più incredibili marchingegni. E poi c'è Michael Allen, giovane ispettore di Scotland Yard che dà la caccia ai cinque: senza metterci troppo impegno, in verità, sia perché ha una simpatia nemmeno tanto nascosta per Jean, sia perché gli Aristocratici hanno la simpatica abitudine di rubare ai ricchi – e cattivi – per donare ai poveri. I loro sono sempre colpi in guanti bianchi, realizzati con l'uso del cervello e senza spargimento di sangue.
Valore aggiunto, il tratto di Ferdinando Tacconi, uno dei miei idoli grafici assoluti, con le sue capricciose, elegantissime curve spezzate e le sue inimitabili campiture di bianchi e di neri pieni.
Due splendidi esempi di fumetto popolare (e uso l'aggettivo senza alcun valore dispregiativo). Altissimo artigianato narrativo e grafico, per il quale ho sempre portato il massimo rispetto.
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