martedì 12 maggio 2009

bella stagione 3 - orazio


Odi, I, 4

Si scioglie l'aspro inverno, il Favonio riporta l'amata primavera,
gli argani trascinano in acqua le chiglie asciutte,
le bestie non riposano più nella stalla, né l'aratore davanti al camino
e sui prati non biancheggia più la brina.

Venere Citerea guida le danze alla luce della luna
e a turno le belle Grazie intrecciate alle Ninfe
battono a terra il piede, e Vulcano accaldato
sorveglia le fatiche dei Ciclopi.

Ora si deve cingere con il mirto la testa rilucente
o con i fiori, che ci offre la terra libera dal gelo,
ora si deve sacrificare a Fauno nei boschi ombrosi,
sia che chieda un'agnella o che preferisca un capretto.

La Morte pallida bussa a tutte le porte e non distingue
le baracche dei poveri dai palazzi dei re. O felice Sesto,
la vita è breve e non ci è concessa una lunga speranza;
già ti incalza la notte, le ombre dei morti

e la casa solitaria di Plutone, dove non più
i dadi ti eleggeranno re del convito
né ammirerai il grazioso Licida, che oggi fa ardere
i giovani, e presto scalderà i cuori delle vergini.

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