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bella stagione 3 - orazio
Odi, I, 4Si scioglie l'aspro inverno, il Favonio riporta l'amata primavera,
gli argani trascinano in acqua le chiglie asciutte,
le bestie non riposano più nella stalla, né l'aratore davanti al camino
e sui prati non biancheggia più la brina.
Venere Citerea guida le danze alla luce della luna
e a turno le belle Grazie intrecciate alle Ninfe
battono a terra il piede, e Vulcano accaldato
sorveglia le fatiche dei Ciclopi.
Ora si deve cingere con il mirto la testa rilucente
o con i fiori, che ci offre la terra libera dal gelo,
ora si deve sacrificare a Fauno nei boschi ombrosi,
sia che chieda un'agnella o che preferisca un capretto.
La Morte pallida bussa a tutte le porte e non distingue
le baracche dei poveri dai palazzi dei re. O felice Sesto,
la vita è breve e non ci è concessa una lunga speranza;
già ti incalza la notte, le ombre dei morti
e la casa solitaria di Plutone, dove non più
i dadi ti eleggeranno re del convito
né ammirerai il grazioso Licida, che oggi fa ardere
i giovani, e presto scalderà i cuori delle vergini.
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