Il mondo senza l'uomo sarà delle formiche. Come questa che insiste ad attraversarmi la pagina, confondendo gli arabeschi neri delle zampe con i caratteri stampati; e ritorna sempre, anche dopo essere stata proiettata lontano da un colpo secco dell'indice o del medio; e mi passeggia sulle gambe, fermandosi ogni tanto per assestarmi un morso sulla pelle nuda (il formicaio, me ne accorgo ora, è a mezzo metro da dove ho steso il telo), una fitta di sorprendente intensità per un essere tanto minuscolo; e a niente vale scacciarla ancora più lontano, perché pochi minuti dopo una consorella arriverà a ripiantare le mandibole, ad avvisarmi che sì, questo scampolo di pineta, con la fitta macchia di ginepri e i lentischi e i gigli di mare, è solo il primo avamposto del dominio futuro, del mondo senza l'uomo, percorso da infinite brulicanti generazioni di imenotteri, intriso di feromoni, tramato dai grovigli oscuri delle tane.
mercoledì 21 settembre 2016
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