Tante scomparse, illustri e non, in questi giorni, di cui non ho tempo di parlare; ultima ma non ultima quella di Franca Rame, una di quelle donne per le quali dire semplicemente "è bella" non è affatto un complimento sessista, perché la bellezza esteriore irradia da una più complessa, interiore, quella dell'intelligenza e del coraggio.
Però ce n'è una che mi colpisce in modo particolare: quella di Mulgrew Miller, pianista jazz, uomo grande in tutti i sensi. Se n'è andato ieri, per un infarto, prima di compiere cinquantotto anni.
A lui è legato il ricordo del più bel concerto della mia vita. Ne ho parlato qui, e se lo leggete, mi fa piacere, non per me, ma perché è un omaggio a lui.
4 commenti:
Anche a me piaceva molto il suo pianismo corposo e il linguaggio chiaro, anche se non semplice e scontato. Che dire poi dell'emozione che ho provato (credo di aver fatto anche una fugace apparizione tra le righe) nel rileggere i tuoi ricordi relativi a quel grande concerto cui ho partecipato come ad una seduta spiritica...
Ciao Sergio,
un saluto dalla Puglia
Nicola
ciao, Nicola
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