[...]
Infatti, come gli attori delle commedie, li vedete sulla scena assumere l'atteggiamento di duca e d'imperatore; ma, subito dopo, eccoli diventati servi e facchini miserabili, che è la loro nativa e originaria condizione: così l'imperatore, la cui pompa vi abbaglia in pubblico, [...] guardatelo dietro la tenda, non è altro che un uomo comune e, forse, più vile dell'ultimo dei suoi sudditi.
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La febbre, l'emicrania e la gotta risparmiano forse lui più di noi? Quando la vecchiaia gli graverà le spalle, gli arcieri della sua guardia potranno forse liberarlo? Quando il terrore della morte lo agghiaccerà, sarà egli forse rassicurato dalla presenza dei gentiluomini della sua camera? Quando sarà colto da gelosia e da capriccio, lo calmeranno le nostre scappellate? Quel baldacchino del letto, tutto ornato d'oro e di perle, non ha alcun potere di calmare le fitte di una colica di fegato.
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E' un uomo in tutto e per tutto; e se, per se stesso, è un uomo malnato, l'impero dell'universo non potrebbe metterlo in sesto:
Infatti, come gli attori delle commedie, li vedete sulla scena assumere l'atteggiamento di duca e d'imperatore; ma, subito dopo, eccoli diventati servi e facchini miserabili, che è la loro nativa e originaria condizione: così l'imperatore, la cui pompa vi abbaglia in pubblico, [...] guardatelo dietro la tenda, non è altro che un uomo comune e, forse, più vile dell'ultimo dei suoi sudditi.
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La febbre, l'emicrania e la gotta risparmiano forse lui più di noi? Quando la vecchiaia gli graverà le spalle, gli arcieri della sua guardia potranno forse liberarlo? Quando il terrore della morte lo agghiaccerà, sarà egli forse rassicurato dalla presenza dei gentiluomini della sua camera? Quando sarà colto da gelosia e da capriccio, lo calmeranno le nostre scappellate? Quel baldacchino del letto, tutto ornato d'oro e di perle, non ha alcun potere di calmare le fitte di una colica di fegato.
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E' un uomo in tutto e per tutto; e se, per se stesso, è un uomo malnato, l'impero dell'universo non potrebbe metterlo in sesto:
puellaeHunc rapiant; quicquid calcaverit hic, rosa fiat,
["se lo contendano le fanciulle, nasca una rosa dovunque egli abbia posato il piede", Persio, II, 37-39]
e che dunque, se è un animo grossolano e stupido? La voluttà stessa e la felicità non si percepiscono senza vigore e senza ingegno:
haec perinde sunt, ut illius animus qui ea possidet,
Qui uti scit, ei bona; illi qui non utitur recte, mala.
["le cose valgono quanto l'animo di colui che le possiede, se sa usarne, sono beni, se non ne usa rettamente, sono mali", Terenzio, Heautontimorumenos, 195-196].
I beni della fortuna, tali quali sono, bisogna anche avere della sensibilità per gustarli. E' il godere, non il possedere, che ci rende felici.
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Ma, soprattutto, [...] [il potente] si vede privato di ogni amicizia e mutua relazione, nella quale consiste il frutto più perfetto e più dolce della vita umana. Infatti quale prova di affetto e di attaccamento posso trarre da colui che mi deve, lo voglia o no, tutto quel che può? Posso io prendere in considerazione il suo parlare umile e la sua cortese riverenza dato che non è in suo potere rifiutarmela? L'onore che riceviamo da coloro che ci temono, non è onore; tali ossequi sono dovuti alla regalità, non a me [...]. Nessuno mi segue per un'amicizia che ci sia tra lui e me, poiché non potrebbe annodarsi un'amicizia dove c'è così poca relazione e corrispondenza. La mia altezza mi ha messo fuori del commercio degli uomini: c'è troppa disparità e sproporzione. Essi mi seguono per convenienza e per consuetudine o, più che me, seguono la mia fortuna, per accrescere così la loro. Tutto quello che mi dicono e fanno è soltanto belletto. Poiché la loro libertà è imbrigliata da ogni parte dal gran potere che io ho su di loro, non vedo niente intorno a me che non sia coperto e mascherato.
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Ma, soprattutto, [...] [il potente] si vede privato di ogni amicizia e mutua relazione, nella quale consiste il frutto più perfetto e più dolce della vita umana. Infatti quale prova di affetto e di attaccamento posso trarre da colui che mi deve, lo voglia o no, tutto quel che può? Posso io prendere in considerazione il suo parlare umile e la sua cortese riverenza dato che non è in suo potere rifiutarmela? L'onore che riceviamo da coloro che ci temono, non è onore; tali ossequi sono dovuti alla regalità, non a me [...]. Nessuno mi segue per un'amicizia che ci sia tra lui e me, poiché non potrebbe annodarsi un'amicizia dove c'è così poca relazione e corrispondenza. La mia altezza mi ha messo fuori del commercio degli uomini: c'è troppa disparità e sproporzione. Essi mi seguono per convenienza e per consuetudine o, più che me, seguono la mia fortuna, per accrescere così la loro. Tutto quello che mi dicono e fanno è soltanto belletto. Poiché la loro libertà è imbrigliata da ogni parte dal gran potere che io ho su di loro, non vedo niente intorno a me che non sia coperto e mascherato.
3 commenti:
"E' il godere, non il possedere, che ci rende felici"
mai uomo, con zoccoli o senza, fu più lieto dunque
dubito che il berlusca si goda qualcosa di quel che ha (almeno, non nel senso che intende montaigne)
c'è qualcuno delle alte sfere, oggi nel nostro Paese, in grado di comprendere l'insegnamento di Montaigne ?
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