In un boschetto trova’ pasturella
più che la stella – bella, al mi’ parere.
Cavelli avea biondetti e ricciutelli,
e gli occhi pien d’amor, cera rosata;
con sua verghetta pasturav’agnelli;
discalza, di rugiada era bagnata;
cantava come fosse ’namorata:
er’adornata – di tutto piacere.
D’amor la saluta’ imantenente
e domandai s’avesse compagnia;
ed ella mi rispose dolzemente
che sola sola per lo bosco gìa,
e disse: «Sacci, quando l’augel pìa,
allor disìa – ’l me’ cor drudo avere».
Po’ che mi disse di sua condizione
e per lo bosco augelli audìo cantare,
fra me stesso diss’i’: «Or è stagione
di questa pastorella gio’ pigliare».
Merzé le chiesi sol che di basciare
ed abracciar, – se le fosse ’n volere.
Per man mi prese, d’amorosa voglia,
e disse che donato m’avea ’l core;
menòmmi sott’una freschetta foglia,
là dov’i’ vidi fior d’ogni colore;
e tanto vi sentìo gioia e dolzore,
che ’l die d’amore – mi parea vedere.
Guido Cavalcanti
3 commenti:
la stagione dell'amore viene e va
in questo caso, direi che soprattutto viene.
(scusa la battutaccia...)
:D solo perchè sei tu
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