Davvero: non m’importa
della letteratura:
voglio aprire la porta,
guardare la Natura
(o almeno quegli scampoli
sopravvissuti sotto
gli smisurati trampoli
che reggono il viadotto:
fondini suburbani
minuscoli e ordinati,
da cui abbaiano i cani
dei vecchi pensionati;
un fosso senza nome
dove un’acacia tisica
si rispecchia le chiome
con aria metafisica)
rassettare la tavola
solo dopo aver letto
ai bambini una favola,
poi andarmene a letto
e al buio risalire
il declivio dei seni,
nel tepore dormire
i sonni più sereni;
pensare al grado zero,
senza sogni dannosi,
solo l’arido vero
di mitosi e meiosi;
di tanti giorni persi
qualcuno voglio vivere
(a parte questi versi
che proprio debbo scrivere).
la sagra della porchetta di roma
4 ore fa
1 commento:
😊
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