lunedì 31 dicembre 2018

bilanci

Il 2018 ha segnato la definitiva frattura nel rapporto con la poesia, mia e altrui.
Ciò che scrivo - e che ho scritto negli ultimi due anni o giù di lì - mi sembra nel migliore dei casi inutile, nel peggiore irritante.
Quanto alla poesia altrui, di tutti i libri (una sessantina) letti nel 2017 e 2018, gli unici che mi abbiano veramente colpito e lasciato qualcosa sono:

- L'Oscar Mondadori con tutte le poesie di Vittorio Sereni (uno dei pochi veri classici del secondo Novecento italiano);

- "Cosa resta" di Walter Cremonte (un piccolo libro di resistenza davanti al Nulla);

- "La pura superficie" di Guido Mazzoni (anche questo una fenomenologia del Nulla, indagato però con occhio clinico e disincantato);

- "Groppi d'amore nella scuraglia" di Tiziano Scarpa (per l'invenzione linguistica e il senso del grottesco);

- "La camiceria brillante" dei miei anni di Simona De Salvo (una voce fresca, che si stacca dal panorama delle patrie lettere);

- L'Orlando Furioso (che, confesso, a 43 anni per la prima volta ho letto integralmente);

- i Sonetti di G.G. Belli (l'Ottocento italiano ha prodotto pochi veri poeti, ma il Belli è uno di loro);

 - un delizioso libro di filastrocche di Ted Hughes - poeta che ho sempre amato molto - intitolato "Moon-Whales", comprato per caso su una bancarella dell'usato a Dublino, in cui giochi di parole, rime e assonanze danno vita a strabilianti fantasie surreali;

- la vecchia edizione einaudiana (1990) dei "Versi scelti" di Franco Fortini, che possiedo da venti o venticinque anni e alla quale ogni tanto ritorno come a un oracolo (anche se non credo di averla mai letta tutta dall'inizio alla fine).

Qual è il filo conduttore? Forse il rifiuto della lirica (ad esempio, mi è capitato di rileggere Milo De Angelis, un poeta che è stato fondamentale per me fino a qualche anno fa, e di scoprire che non mi dice più nulla).

Non so se queste siano le possibili tracce di un percorso, ma tant'è.




[Poi, ho ritenuto superfluo - ma forse non lo è - sottolineare che torno sempre ad abbeverarmi a certe fonti originarie: la Divina Commedia, Orazio, Leopardi, Montale, Baudelaire; e così via.]

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