"Approssimazioni è la prima silloge interamente a mio nome che io abbia mai pubblicato. Non la prima che ho scritto, perché il mio primo libro è uscito in realtà qualche anno dopo (questo però è un altro discorso): piuttosto, il primo libro di una certa consistenza tutto mio, se si escludono un paio di plaquette.
Lo scrissi fra il 2011 e il 2013 e lo pubblicai, per i tipi di Pietre Vive Editore, nel 2014, a trentanove anni: un esordio tardivo.
Se dico ciò, non è per tediarvi con i casi miei, ma perché, dopo quattro anni dall’uscita, posso considerare ormai quel testo come opera non più mia, ma di un altro, e quindi guardarlo con l’oggettività che deriva dal distacco. In realtà, considero tutti i miei libri come opere postume perché, quando arrivo a pubblicarli, essi testimoniano la chiusura di un percorso; tuttavia il discorso vale soprattutto per questo, e le ragioni le spiegherò tra breve.
Questo pezzo mi è stato richiesto come una (auto)stroncatura. Ora, ho scritto libri peggiori di Approssimazioni, libri dei quali potrei indicare senza troppa fatica i punti deboli. Questo invece (lo dico senza falsa modestia) credo possa occupare un suo posto nel vasto e magmatico panorama della poesia italiana d’oggi: non un capolavoro, ma un titolo con una sua dignità.
E allora, perché proprio questo? E perché stroncarlo? Perché, semplicemente, se dovessi scrivere un altro libro di poesia – e proprio non so se lo farò – Approssimazioni sarebbe il modello negativo, l’hic sunt leones..."
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