Gli uomini sono esseri simbolici. Cercano nelle cose un senso, che va oltre la contingenza immediata.
Ciò è vero sempre, per i credenti come per i non credenti, per i colti come per gli analfabeti. Togli a un uomo il senso e otterrai un bruto, una macchina, come avevano ben capito i nazisti ad Auschwitz.
La ragione ci dice che un terremoto è un movimento di faglie tettoniche, un cadavere è un organismo in cui sono cessate le funzioni biologiche e una basilica crollata è un ammasso di pietre che ha cambiato conformazione geometrica.
Però non possiamo fare a meno di pensare che un terremoto sia una forza oscura e minacciosa, che un cadavere sia anche la persona viva che era fino a poco prima e che un'antica chiesa distrutta sia un pezzettino di ordine e bellezza (o, se si è credenti, un monumento eretto a maggior gloria di Dio) riconsegnato al caos, una permanenza del passato cancellata.
Ci pensavo perché, da un lato, provo sollievo al sapere che queste ultime scosse di terremoto abbiano causato solo danni materiali e nessuna vittima. Dall'altro lato, vedere il paesaggio devastato, le chiese pencolanti, le case a brandelli mi mette profonda tristezza.
Ci pensavo soprattutto vedendo l'abbazia di Sant'Eutizio a Preci - luogo a cui mi legano parecchie memorie - ferita, con il rosone sfondato da un tronco d'albero e i muri invasi dalla terra.
Si può ricostruire, ma ciò che è perduto è perduto.
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