mercoledì 14 settembre 2016

sogno

Raramente, anzi quasi mai, ricordo i sogni che faccio. Ma questo mi è rimasto impresso perché mi sono svegliato di soprassalto.

Avevo portato mio figlio in un giardino zoologico (non so perché, nel sogno pensavo fosse quello di Fasano, mentre non gli somigliava affatto).
Entravo a piedi, attraverso una cancellata. Passato un androne, mi trovavo in un grande prato. Scorgevo sagome di belve sdraiate, che riconoscevo come iene.
Più andavo avanti, più mi rendevo conto che tutto era in stato d’abbandono. L’erba era disseminata di enormi escrementi, bestie feroci vagavano libere.
Decidevo di tornare indietro e mi trovavo davanti una lunga fila di felini (leoni, tigri, ghepardi) che avanzavano tutti insieme verso di me, uno accanto all’altro, meccanicamente, tutti allo stesso passo, con lo sguardo fisso in avanti. Mi arrampicavo su un basso muretto che faceva da base a un reticolato arrugginito. Le belve mi passavano accanto, ignorandomi.
Raggiunta l’uscita, incontravo delle persone che, arrabbiate, mi spiegavano di aver segnalato il problema alla questura (anzi, “a due questori”, diceva uno), che però non aveva fatto nulla.
Tornavo verso la macchina, rispondendo in maniera brusca a mio figlio, che non sembrava essersi reso conto di ciò che era avvenuto.

(Qui mi sono svegliato.)