prescritto li allatta, con circospezione e nessunissima
fretta. Un poco in disparte, appostata su tegole aguzze,
la bambina non muove che il piccolo petto, leggero,
in trepida attesa di quell’evento perfetto. Pare una statua
di sale a contatto col mare: del mestiere di madre
assorbe ogni piccolo fatto, dal prodigio di quella premura,
al silenzio e alla luce segreta di ogni nobile cura. Sa di lei
mamma gatta, nel buio: sta guardinga, ma senza timore;
intuisce l’aguzza tensione, l’amore di quella bambina
che al sole e ai giochi rinuncia per starle vicina e apprendere
un’arte così sopraffina. Una gatta coi gattini, e una Miri
ammirata che cambia posizione, prende fiato, appagata,
abbassa la tensione. Poi esce, intorpidita, di luce abbacinata.
Miriam Bruni
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