domenica 10 giugno 2012

fra le parole "ti" e "amo"


"Paradossalmente in qualche modo la cosa più bella, più forte che un uomo possa dire - ti amo - in campo poetico fa pena, perché non è espressiva di nulla. Mi sono trovato spessissimo di fronte a casi di questo genere, in una sorta di corrispettivo immediato tra intensità/profondità del sentimento e la conseguente legittimazione del testo che ne deriva. Mi ricordo che c'era questa signora siciliana di 65 anni che telefonava in redazione tutti i giorni perché le sue poesie erano belle e dovevano essere pubblicate. Lei era vedova e orfana - curioso perché a 65 anni è abbastanza probabile essere orfani - e ci stava veramente male, ne soffriva. I testi erano però bruttissimi, ed è molto imbarazzante per chi ha a che fare con queste cose, perché non c'è nessun ambito in cui si stabilisca questa corrispondenza immediata, che è veramente drammatica. Dunque una bruttura portata a identificare lo sfogo lirico, lo sfogo umano, lo sfogo esistenziale con un oggetto letterario derivante e collegato a questo, non può che creare cortocircuiti di questo tipo: "Mamma da quando sei morta/La mia vita è diventata tutta storta". E' terribile perché comunque capisci che c'è una persona che sta male, le sono successe delle cose orrende, però anche intuitivamente è chiaro che questa non è poesia, o perlomeno secondo certi criteri potrebbe essere poesia comica, ma non lo è negli intenti." 

(Aldo Nove: da qui)

11 commenti:

antonio lillo ha detto...

come sempre grazie per la segnalazione, sergio. l'ho letto tutto. devo dire che non è una storia "completa", cioè manca un sacco di roba, però è parecchio divertente, soprattutto negli aneddoti più pettegoli, e a tratti illuminante dei meccanismi spiccioli di certe scelte editoriali.

sergio pasquandrea ha detto...

questo articolo l'avevo letto tempo fa e poi ne avevo perso le tracce. l'ho ritrovato ieri, per puro caso.
in effetti è molto divertente, anche se certi passaggi vanno presi un po' con le pinze...

amanda ha detto...

il filo su cui cammina chi scrive versialtissimo è sospeso

amanda ha detto...

ho in inserito male il link :D perdona, la frase era così il filo su cui cammina chi scrive versi è sospeso altissimo

ne è uscita una cosa stile la mamma è morta e la vita va storta


Sergio tu che puoi elimina le parole per dimostrare di non esser un robot sono uno stress infinito

sergio pasquandrea ha detto...

ci ho provato varie volte a eliminare quei diabolici captcha, ma non ho mai capito come.
tu lo sai?

antonio lillo ha detto...

devi andare su IMPOSTAZIONI, poi COMMENTI, trova l'opozione MOSTRA PAROLA DI VERIFICA PER I COMMENTI, selezione NO, poi SALVA.
l'antismamming di blogger è diventato abbastanza buono, per cui vale la pena evitarsi queste rottura ogni volta.

sergio pasquandrea ha detto...

impostato, vediamo che succede.

Antonio Convertini ha detto...

Per ora ho letto solo questo estratto e quei due versi divertenti hanno un retrogusto amaro persistente. Ci ripenso da stamattina.

p.s.: Nessun sistema anti-robotica rilevato.

sergio pasquandrea ha detto...

bene.
e grazie per l'apprezzamento del post su Calvino, avevo dimenticato di risponderti.

fiorellaangelafrancesca ha detto...

Grazie di averlo postato, Sergio. Ovviamente Nove ha ragione, anche se capirlo è un percorso irto di aghi acuminati. Ci vuole tanta decantazione, tanta sedimentazione. E non è detto che alla fine sia poesia, almeno io non ne ho certezza ;)
Ciao!

Anonimo ha detto...
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