Mi resta il ricordo di una persona generosa e mite, che coltivava le tranquille avventure della conversazione, e che spesso mi attribuiva delle idee geniali che non mi avevano neppure attraversato l’anticamera del cervello ma che erano totalmente sue. Con lui si aveva l’impressione di essere più intelligenti, si usciva dalla stanza credendo di aver capito qualcosa in più della vita.
(Sergio Garufi su J. L. Borges - da qui)
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