Riflettevo sui criteri che secondo me distinguono una buona poesia da una mediocre.
Me ne sono venuti in mente due.
Il primo è il senso del ritmo. La capacità di far "suonare" la parola: scandirla, esaltarla o, se necessario, spezzarla. Proprio come un bravo jazzista riesce a dar vita a un lick attraverso la gestione delle dinamiche, degli accenti, degli anticipi e dei ritardi.
Il secondo è che una poesia deve fornirmi un'illuminazione estetica. Voglio dire: deve riuscire a farmi vedere le cose in maniera diversa rispetto a come le vedevo prima. Una buona poesia non mi deve proporre le immagini, me le deve imporre.
In fondo, entrambi i criteri si possono riassumere in uno solo: la poesia è uso creativo del linguaggio (che poi, a pensarci bene, è più o meno quello che diceva Roman Jakobson qualche decennio or sono, quando parlava di "funzione po(i)etica" del linguaggio...).
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Corollario 1
Ne consegue che non è poesia parlare di gabbiani, tramonti e cieli stellati (a meno che non si riesca a farlo in maniera nuova e inedita).
E non è poesia l'usare parole "poetiche" (a meno che... vedi sopra).
Corollario 2
Ne consegue anche che la poesia ha assai poco a che fare con le "emozioni".
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Corollario 1
Ne consegue che non è poesia parlare di gabbiani, tramonti e cieli stellati (a meno che non si riesca a farlo in maniera nuova e inedita).
E non è poesia l'usare parole "poetiche" (a meno che... vedi sopra).
Corollario 2
Ne consegue anche che la poesia ha assai poco a che fare con le "emozioni".
1 commento:
contesto il corollario 2.
proprio a partire dai 2 criteri individuati - con i quali sono assolutamente concorde - l'emozione è ciò che sorge dall'imporsi della nuova visione estetica e anche dal ritmo giusto.
non in accezione sentimentale... (la nonna usava "sentimentale" con lucido menefreghismo per appellare la gente peggiore!)
è un'alchimia che, ovviamente, nulla ha a che fare con i cuori i gabbiani ecc...
philipp winter
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