Negli ultimi tempi, sono ossessionato dalla metrica. Sto cercando di crearmi una gabbia ritmica abbastanza rigida da soddisfare la mia esigenza d'ordine, e allos tesso tempo abbastanza flessibile da permettermi una certa agilità di movimento.
Questo era un primo tentativo, in cui i paletti erano troppo visibili. Qui sotto ne trovate un secondo.
Perché la terra è nuda: sento ancora
il sapore
(di certo era d'estate) l'erba tutta schiacciata
fra i sassi e le cicorie gusci secchi di chiocciole.
(di certo era d'estate) l'erba tutta schiacciata
fra i sassi e le cicorie gusci secchi di chiocciole.
Non c'era niente di umido fra i denti e
la trachea
l'aria piena di spigoli. Ho tenuto il catalogo:
corno rotto di bue; cranio di cane (o volpe?);
l'aria piena di spigoli. Ho tenuto il catalogo:
corno rotto di bue; cranio di cane (o volpe?);
coccio di vaso (dauno?); bossolo
(rosso) vuoto;
coda mozza di lepre. Niente di vivo o morbido
usciva allo scoperto – tutto era geometria.
coda mozza di lepre. Niente di vivo o morbido
usciva allo scoperto – tutto era geometria.
C'era anche un po' di vento: serviva a
ripulire
serviva a prepararsi alla pietra e alla polvere.
serviva a prepararsi alla pietra e alla polvere.
2 commenti:
Era meglio l'altra versione. Qui traluce la precedente organizzazione in strofe, senza adattarsi (mentre là era funzionale al discorso).
Inoltre, mi pare, il ritmo di ciò che dici è veloce, più adatto al breve settenario che al lungo alessandrino
è che ho una certa repulsione per i ritmi spezzati e scanditi (che mi sanno tanto di strofette arcadiche o di inni risorgimentali), mentre in genere preferisco il verso lungo.
stesso discorso per la divisione in strofe: preferisco il ritmo fluido a quello spezzato.
comunque sono esperimenti, e si sente. non credo li pubblicherò mai, sono sostanzialmente esercizi per me stesso.
Posta un commento