Il cuore mi è scappato. Come al solito
sarà da Teotimo (già, è lì che si rifugia).
Che guaio, se non gli avessi intimato
di non lasciarlo entrare, quel fuggiasco, di scacciarlo.
Ora vado a riprenderlo. Ma ho paura
di rimanere io stesso prigioniero. Che fare?
Venere, aiutami!
* * *
Aufugit mi animus; credo, ut solet, ad Theotimum
devenit. Sic est, perfugium illud habet.
Quid, si non interdixem, ne illunc fugitivum
mitteret ad se intro, sed magis eiceret?
Ibimus quaesitum. Verum, ne ipsi teneamur
formido. Quid ago? Da, Venus, consilium.
(Quinto Lutazio Catulo, II-I sec. a.C. - traduzione mia)
6 commenti:
Quella non aiuta mai, e se aiuta, lo fa chiudendo i cancelli dopo che i buoi sono scappati non c'è rimedio
ci sono occasioni in cui uno desidera rimanere in trappola
se è vero
questi poeti latini sembrano più moderni di tanti contemporanei
catullo è sempre catullo :)
questo però è Quinto Lutazio Catulo, un quasi-omonimo un po' più anziano di lui (e considerato tra i pre-neoterici).
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