Se uno scrittore di fantascienza attualmente rispecchia questo senso di rovina fa semplicemente il proprio dovere di scrittore responsabile. Se uno scrittore sente che il rumore di sciabole e il rullare di tamburi di questi giorni possono condurre il mondo alla guerra, non ha scelta, è costretto a comunicare questa sua impressione nei suoi scritti, a meno che non scriva per puro profitto, nel qual caso non comunica mai le proprie impressioni, bensì soltanto quelle che ritiene commercialmente accettabili. Tutti gli scrittori responsabili sono stati in qualche misura involontari profeti di sventura, perché la sventura è nell'aria, ma gli scrittori di fantascienza ancora di più, perché la fantascienza è sempre stata un genere di denuncia. (...) Tutti considerano piacevoli gli esercizi di immaginazione e logica, mentre le storie catastrofiche mirano ad attirare l'attenzione sulla realtà. E questa attività non è mai stata molto popolare. (Philip K. Dick, "Pessimismo e fantascienza", 1955)
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