che scoccano da una tempia all'altra
in una spola sonora arcaica
in un volo che è un tappeto.
Non scuoto la testa
non la perdo sognando......non la scaglio
per maledire le fondamenta dell'inferno.
Tengo gli uccelli nella mia postura esatta.
So che le mule riescono a portare il peso e la grazia
salendo l'orlo del precipizio
che valle montagna deserto
sono ugualmente terra. La mia. Quanto basta.
Attorno a me gli animali muoiono......si spaccano
le pelli i piccoli nomi e cognomi......le date di nascita.
La vernice è ovunque bianca......lievemente tra la luce
che esce dalle ossa.
L'infermiera crea
un innesto di morfina
mentre l'occhio terminale di mio padre
mi guarda......chiude
dentro le sue palpebre la mia faccia.
L'intero corpo di sua figlia.
Intanto gli uccelli......migrano:
dalle mie tempie
oltre il mio raglio.
diario dal reparto di oncologia
(Anna Maria Farabbi)
da "Abse", Ponte del Sale 2013
da "Abse", Ponte del Sale 2013
1 commento:
bello incontrare i versi di Anna anche qui, non so come ma sembra che la gente eviti di leggere un libro che invece ha moltissimi pregi, e tra tutti l'onestà del porsi, del proporsi, in semplicità. Terra in terra.Io che la amo moltissimo mi rammarico per questa mancanza. ferni
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