La carta da parati fingeva un giardino di muschi e viole;
i risparmi di una vita prendevano corpo come statue
finto-classiche e ammiccanti, vedi il televisore
ultrapiatto e l’impianto HI-FI ultimo modello.
Dal soffitto, l’elica del ventilatore
faceva il verso di un aereo diretto
Bari-Londra. Il rombo. Mai esistito.
Il proprietario stanco mimava l’ascolto
seduto a gambe larghe, nel suo sudore
Accudiva in divano il suo piccolo tumore,
come una donna il feto che ingrossa.
* * *
Se dovessi scegliere cosa ricordare
di questa vita, porterei con me appena
quattro foto: quell’unico bacio tra mio padre
e mia madre, quella guancia ed il sorriso
di mia sorella e la fronte, la mia sfiorata
all’alba ed il seme il tuo, che continuava a colare
sulla pancia, tra i seni e l’ombelico.
Per questo fioca la luce soltanto
si spargeva su Berlino.
* * *
Faccio come fa il gatto in cucina
sniffo fra le intercapedini
fra i cuscini annuso il ricordo
del cibo affondo la testa negli angoli
dei divani e se trovo tracce
del tuo DNA le metto da parte
per il prossimo inverno.
Ricostruirò il tuo amore,
lo clonerò e sarà privo
di cattiveria, le tue gambe
le braccia i polsi la tua pancia
la cicatrice sulla guancia
che leccavo mentre sognavi.
* * *
Ho dormito per tutta la settimana; adesso è venerdi. Preparerò antipasti fino a domenica. Poi riprenderò a sognare.
Saremo in un bosco, dormiremo su un’amaca abbracciati. Saremo ricchi. Faremo l’amore senza preservativo ed io crederò a tutte le dolcezze che dirai.
I testi sono tratti dalla breve silloge "Poesie da Berlino" (2009), che si può leggere qui.
Nessun commento:
Posta un commento